Abstract:
I professionisti del patrimonio archeologico negli ultimi anni stanno assumendo maggior consapevolezza del loro ruolo di mediatori culturali: cresce il bisogno di una comunicazione più stretta tra la ricerca archeologica e il più ampio pubblico scolastico o turistico, ossia gli interlocutori direttamente o indirettamente depositari di quel patrimonio.
Le proposte di “archeologia educativa” che si stanno ampiamente e capillarmente diffondendo nel nostro Paese, si muovono nell’ampio ambito della heritage education e pongono come condizione necessaria di esistenza una forte sinergia tra il territorio e tutte le sue agenzie educative.
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di avviare una riflessione critica sulla voce dell’archeologia alto medievale nel dialogo con gli enti scolastici, partendo dall’indagine di un fenomeno diffuso nel territorio vicentino: la scarsa risposta delle scuole secondarie di primo grado alle proposte didattiche di argomento alto medievale avviate dai musei locali sulla base delle evidenze materiali esposte nelle loro collezioni.
In relazione all’epoca longobarda e alla sua narrazione didatticamente orientata, diventa significativo chiedersi se quelli che Giuseppe Sergi definisce “miti sopravvissuti” influenzino, oltre che l’immaginario collettivo, anche il “fare storia” a scuola e considerare quanto influiscano gli aspetti socio-culturali e la tradizione di un territorio nella narrazione del suo passato.