Abstract:
L’obiettivo principale di questa tesi è rivalutare la raccolta seicentesca di Ludovico Moscardo (1611-1681) attraverso una rilettura basata sull’ipotesi di una sua sintassi antiquaria. Tramite una rassegna delle voci erudite che hanno fatto la fortuna di questo ‘museo’ e l’esame delle uniche due edizioni della raccolta Moscardo, intitolate Note overo memorie del museo di Lodovico Moscardo (1° ed. 1656; 2° ed. 1672), si indaga in che misura le sue diverse classi rispondessero a concetti chiave come ‘universalità’ e ‘rarità’. L’aspetto innovativo dell’approccio antiquario moscardiano (non messo a fuoco pienamente da Julius von Schlosser) è qui verificato con particolare attenzione per i reperti di età classica, considerando sia quelli ‘nobilitanti’ (iscrizioni e ritratti), sia la supellex legata non solo ad usi e costumi di un’antica quotidianità, ma anche alla città di Verona e al suo territorio (per esempio le lanterne).