Abstract:
Questa tesi si occupa della violenza esercitata contro le donne della classe dirigente romana e del giudizio che si diede di essa nella Roma antica. La famiglia era di stampo patriarcale, fondata sul potere del pater familias e la figura femminile era di proprietà del padre e successivamente del marito, passava dunque dalla manus di un uomo a quella di un altro. L’uomo esercitava il potere di vita e di morte su tutti i membri della propria casa, donne comprese. Soltanto l'uomo godeva dei diritti politici, la donna ne era completamente esclusa.
Già in questo periodo, sopravvive la memoria di omicidi compiuti dagli uomini ai danni delle donne e, grazie agli storici e agli epigrafisti che hanno analizzato varie iscrizioni funerarie, si sono potute ricostruire molte storie. La violenza riguardava donne di ogni estrazione sociale e culturale, degli strati sociali inferiori, medi, ma non risparmiava nemmeno le donne più ricche e importanti. In questa tesi dunque sono stati presi in esame i casi di alcuni personaggi di grande rilievo come Agrippina Minore, madre dell’imperatore Nerone; Ottavia, moglie giovanissima dello stesso; Poppea, prima amante e poi sposa del principe, le quali hanno fama di essere state eliminate su ordine dell’imperatore o per sua stessa mano. Si sono censite tutte le fonti che trattano della violenza nei confronti delle suddette donne tra cui in particolare Tacito, Svetonio e Cassio Dione e ci si è proposti di intraprendere due percorsi di indagine: la ricostruzione degli eventi e la valutazione degli episodi nelle fonti antiche, ovvero la storia e la sua memoria. Si è posto il focus sui singoli personaggi, sul contesto in cui vivevano, sugli interessi politici, sui racconti della violenza subita e sulla posizione e veridicità o meno delle fonti che trattano i singoli accadimenti.