Abstract:
In questa tesi si è puntata l’attenzione ai 2 metodi alternativi per lo smaltimento della frazione secca:
1. Impianto di Incenerimento, termine introdotto dalla direttiva 2000/76/CE recepita a livello nazionale dal D. Lgs. n. 133/2005, il quale deve essere dotato di un alto rendimento in termini di recupero energetico e rientrare nei valori limite imposti dalla legge in termini di emissioni inquinanti, al fine di prevenire e ridurre per quanto possibile gli effetti negativi dell'incenerimento dei rifiuti sull'ambiente, nonche' i rischi per la salute umana che ne derivino.
2. Impianto di trattamento per la produzione di CDR, ora CSS come definito dal D. Lgs. 205/2010, nato dall’interesse per il recupero di materiali il cui costo di selezione è superiore al valore di reimmissione nel mercato, come ad esempio la carta o la plastica. Lo scopo della produzione del CDR è di ottenere un prodotto sufficientemente omogeneo, privo di sostanze inquinanti e con un buon potere calorifico.
Per meglio mettere a confronto i due sistemi si è preso in esame 2 casi specifici: il termovalorizzatore S. Lazzaro di Padova e l’impianto di trattamento di Lovadina di Spresiano, in provincia di Treviso.
I due centri sono stati presi a paragone in quanto servono entrambi città molto simili per numero di abitanti, posizione geografica e strategie di gestione dei rifiuti adottate.
In entrambe le città infatti è attivo per molti comuni il servizio di raccolta differenziata.
Inoltre, entrambi gli impianti si pongono all’interno dei parametri ambientali imposti dalla legge.
Si può dunque affermare che questi siano due realtà molto simili nella capacità di smaltimento della parte secca, anche se con procedure diverse.
Punto centrale è dunque il confronto tra le due procedure di smaltimento cercando di mettere in evidenza gli aspetti (positivi e negativi) dal punto di vista economico ed ambientale.
Dall’analisi è emerso il ruolo cruciale svolto dall’innovazione tecnologica e procedurale in questo ambito.