Abstract:
Questo progetto si propone di analizzare il carattere transnazionale del corporativismo fascista, acquisito anche grazie ad un particolare strumento di propaganda adoperato dal regime fascista italiano: quello di tipo artistico-culturale. Dal 1927-1928 in poi, infatti, il corporativismo divenne il motivo conduttore dell’attività propagandistica del Fascismo all’estero mentre, allo stesso tempo, si rafforzava la politica culturale del regime e la sua attività espositiva. Dunque, a partire dallo studio delle principali teorie e degli sviluppi interni alla Nazione circa il corporativismo, si provvederà a elencare i principali casi di ricezione del modello italiano e il ruolo svolto in questo senso dalla politica artistico-culturale messa in atto dal Fascismo. Quest’ultima, resa possibile dall’inquadramento degli artisti e delle esposizioni nel sistema corporativo, si rifletterà verso l’estero grazie alla Mostra Biennale di Venezia e al suo Segretario Generale, Antonio Maraini, che impugnerà lo stesso obiettivo anche nell’organizzazione delle mostre d’arte italiana all’estero e, insieme ad altri dirigenti del regime, nelle grandi esposizioni internazionali di quel periodo. Per queste ragioni, la seconda sezione di questo elaborato affronterà il caso studio della Biennale come palcoscenico ideale per la propaganda corporativista: in particolare, in seno alle edizioni del 1932 e del 1934, sono gli eventi collaterali alla mostra d’arte a presentare al meglio la rinnovata funzione sociale degli artisti e i risultati prodotti dal corporativismo verso di essi, verso l’arte da loro prodotta e, in generale, per lo Stato italiano. Infine, una volta applicata la distinzione tra mostre d’arte italiana all’estero ed esposizioni internazionali, è stato possibile confermare l’attività di propaganda corporativista anche all’interno delle diverse manifestazioni svolte nelle distinte località straniere osservate.