Abstract:
La prima parte di questo lavoro è dedicata alla riscoperta della figura dell’artigiano, al
centro dell’attenzione negli ultimi anni: non come insieme definito di mestieri bensì come
modalità di intendere il lavoro. L’artigiano oggi è colui che svolge il proprio lavoro con
cura, passione, volontà di migliorarsi, animato dal desiderio di padroneggiare la cultura
materiale che lo circonda. L’interesse per l’artigianato si riscontra, soprattutto in ambito
anglosassone, anche nel fenomeno dei nuovi “makers”: professionisti dell’economia dei
servizi che decidono di lasciare il lavoro per darsi alla fabbricazione manuale di oggetti da
vendere online grazie a siti come Etsy, ma anche hipster che, spinti dal desiderio di auto-
percepirsi “alternativi”, si dedicano a produrre birra artigianalmente. La pratica artigianale
viene caricata, soprattutto all’estero, anche di messaggi e significati politici; niente di tutto
ciò avviene in Italia, dove il termine artigianato viene utilizzato facendo riferimento alla
tradizione manifatturiera, radicata in un passato più o meno lontano: non si può limitare il
settore dell’artigianato ad una categoria tra le industrie culturali e creative. In Italia,
l’economia dell’artigianato si configura soprattutto in forma distrettuale, come un sistema di
imprese geograficamente localizzato: quando la cultura materiale di un territorio diventa un input di produzione, allora la configurazione localizzata è la più vantaggiosa, perché agevola la trasmissione di conoscenze tacite e antichi saperi. Prese in esame le leggi italiane e le azioni di policy anche internazionali a tutela e valorizzazione dell’artigianato, in particolare quello ceramico, il lavoro si conclude con l’analisi del distretto ceramico di Montelupo Fiorentino, la sua composizione e le sue peculiarità.