Abstract:
La presente ricerca nasce come analisi delle pratiche di gestione del patrimonio dissonante, specificamente quello prodotto dalle ideologie totalitarie del XX secolo. Con questo obiettivo, si è partiti dalla definizione di patrimonio culturale e la sua evoluzione nell’ultimo secolo e mezzo. Questo processo ha portato a sviluppare il principio di partecipazione attiva dei cittadini nelle dinamiche del patrimonio, che ha trovato nella “Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale per la società” la sua massima affermazione. Ma l’estensione del concetto di patrimonio e degli attori coinvolti ha fatto emergere anche delle problematiche, tra cui la crescita di casi in cui genera dissonanza nella società.
Predappio rappresenta uno di questi casi, in quanto città natale di Mussolini e dove risiede dal 1957 la sua salma. In questa realtà sono state individuate due forme di patrimonializzazione che sono emerse nel tempo. Una di lunga durata, erede dei pellegrinaggi di culto degli italiani cominciati negli anni Trenta, nata e organizzata in maniera spontanea dalla società civile; e una che ha cominciato a svilupparsi dalla fine degli anni Ottanta, promossa dalla municipalità per cercare una via possibile per fare i conti con la memoria, in modo da valorizzare in maniera “sostenibile” e coerente con i valori della Costituzione le possibili ricadute economiche. Lo studio della situazione attuale a Predappio evidenzia che la partecipazione dei cittadini, che ha caratterizzato la prima forma di patrimonializzazione, può portare ad un contrasto con i valori democratici e gli obiettivi che invece la “Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale per la società” si pone. Nell’ultima parte, quindi, si è cercato di rispondere alla seguente domanda: come la partecipazione di tutte le comunità nei processi di patrimonializzazione si può conciliare con situazioni di patrimonializzazione “negativa”?