Abstract:
In Italia negli anni Venti del XX secolo molte realtà produttive captano l’esigenza di “rinnovarsi”. Sono gli anni in cui si avverte un particolare interesse nei confronti del manufatto ceramico. Un caso sintomatico del cambiamento strutturale e concettuale della produzione ceramica è la manifattura Richard-Ginori. Il suo rinnovamento avviene quando nel 1922 venne affidato l’incarico di direttore artistico a Gio Ponti, il quale avviò sin da subito una radicale trasformazione della produzione. Nel presente elaborato vengono presi in considerazione parte dei manufatti presenti nel Museo di Doccia, ovvero quelli disegnati da Ponti nei suoi primi anni alla Richard-Ginori (1923-1926). Si tratta della sezione di oggetti che riprendono forme e decori tratti dall’ “antico”, reinterpretati da Ponti ed adattati al gusto del suo tempo, attingendo principalmente alle incisioni dei reperti portati alla luce dagli scavi settecenteschi di Ercolano e Pompei, raccolte nei volumi de Le Antichità di Ercolano Esposte. Obiettivo di questa ricerca è mettere in relazione questi oggetti con le fonti figurative a cui l’architetto sembra attingere. Il patrimonio classico diventa in questo modo per Ponti stimolo per aggiornare tipologie e decorazioni della produzione in porcellana.