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Questa tesi descrive una serie di dinamiche narrative rintracciabili nell’adattamento dal romanzo al film. Si concentra soprattutto sulle pratiche adattive che favoriscono approcci digressivi, eterogenei, soggettivi e compositi all’appropriazione delle fonti e al loro sviluppo transmediale. Nel complesso, questo lavoro cerca di rintracciare le modalità in cui iterazioni narrative e ripetizioni tematiche sono eseguite oltre lo standard adattivo basato sulla trama, per esempio, attraverso prestiti con origini molteplici, o aggiunte originali indirizzate alla creazione di rapporti non gerarchici tra prodotti letterari e filmici. La tesi è composta da tre capitoli: un’introduzione teorica e due casi studio.
Il capitolo 1 illustra una serie di proposte teoriche contemporanee incentrate su teorie della narratività, obiettivi e funzionamento dell’espressione narrativa, la nozione di “storia” attraverso media visuali e verbali. Iniziando con una valutazione delle teorie “make-believe” e “literary humanism”, si procede osservando quattro elementi chiave delle strutture narrative – voce, sistema, soggetto, contesto – ognuna attraverso i contributi di altrettanti pensatori – Bachtin, Lotman, Kristeva e Hall. Il capitolo si chiude con un profilo comparato di differenti modalità di comprensione dell’adattamento, che, si sostiene, può esistere come ripetizione o come ricreazione di materiale esistente.
I capitoli sui casi studio affrontano il tema complessivo dell’adattamento in due modi complementari. Il capitolo 2 segue un percorso “verticale”, per cui la pratica adattiva di un singolo creatore è valutata attraverso le sue molteplici dimostrazioni in una serie di titoli slegati. Il capitolo 3 osserva la distribuzione “orizzontale” di significazione quando un singolo titolo viene ripetutamente adattato da agenti diversi attraverso vari media, lingue, tempi e luoghi.
Il capitolo 2 si focalizza sul lavoro di Jane Campion, privilegiando il trittico “d’epoca” all’interno del suo corpus più ampio, ovvero, una serie di film in costume ambientati nel diciannovesimo secolo: “The Piano”, appropriazione composita di tropi e fonti inespresse; “The Portrait of a Lady”, adattamento da un romanzo solo in apparenza diretto; “Bright Star”, rovesciamento di fonti fattuali per creare un “biopic” alternativo.
Il capitolo 3 presenta la storia degli adattamenti dal romanzo “Wuthering Heights” di Emily Brontë attraverso il prisma dell’ambientazione al posto dello sviluppo della trama incentrata sui personaggi. Viene data prominenza, perciò, al trattamento dello scenario naturale, delle relazioni tra umani e animali, della proprietà terriera e della specificità locale così come vengono rifratte tra media, epoche e località, con una particolare attenzione per il film “Wuthering Heights” di Andrea Arnold (2011), data la sua sensibilità ambientale.
Oltretutto, alcuni temi ricorrenti accomunano le discussioni dei casi studio: l’agentività delle donne in contesti sociali e artistici, la rappresentazione del lavoro, l’espressione di consapevolezza storica, la creazione di strategie non verbali e non accademiche per tramandare la conoscenza umana, il ruolo attribuito alla natura e al non-umano nelle narrazioni di finzione, l’impatto e l’influenza delle culture anglofone nel contesto globale. |
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