Abstract:
Fin dall'inizio, la Biennale di Venezia è stata caratterizzata da molti scandali; alcuni di essi hanno avuto anche effetti positivi sull’Esposizione Internazionale stessa, generando la curiosità del pubblico, e sulla carriera dell'artista coinvolto. Quindi, anche se i vari Commissari per le Arti Figurative hanno solitamente cercato di evitare di suscitare scalpore, quest'ultimo appare come un elemento imprescindibile dell'evento. Nella mia tesi, ho deciso di analizzare tre progetti che hanno fatto scalpore in tre diverse edizioni della mostra. La prima è Seconda Soluzione d'Immortalità (L'Universo è Immobile) di Gino De Dominicis, che presentò quest'opera alla Biennale per le Arti Figurative nel 1972. Questo lavoro è stato considerato oltraggioso perché Gino De Dominicis ha esposto un giovane con sindrome di Down come parte dell'installazione, l'artista e il suo assistente sono stati persino citati in giudizio per elusione di un incapace. Il secondo è The Pope and the Penis del collettivo di artisti Gran Fury, che ha proposto questo lavoro per la Biennale di Arti Figurative del 1990 per cercare di sensibilizzare sull'epidemia di AIDS e condannare il punto di vista della Chiesa cattolica sulla contraccezione. L'ultimo progetto che ho scelto di analizzare è The Mosque di Christoph Büchel, presentato nel 2015. Questo lavoro ha creato scalpore perché l'artista ha allestito la moschea in una chiesa sconsacrata ed è diventata un luogo di culto funzionante per i musulmani, che non ne avevano mai avuto uno prima. Oltre ai progetti stessi, una parte fondamentale della tesi è dedicata all’impatto di questi scandali sulla stampa e sulla critica d'arte e al provare a rispondere alla domanda: questi scandali artistici hanno avuto solo un effetto mediatico effimero o nascondevano un aspetto più riflessivo?