Abstract:
Il seguente studio si pone come obiettivo quello di indagare l'effetto che la pianificazione famigliare cinese ha prodotto sui comportamenti riproduttivi delle donne, indagando le differenze scaturite dalle due diverse politiche demografiche: Politica del Figlio Unico e Politica dei Due Figli.
A partire dagli anni 80, al fine di controllare la crescita della popolazione e di favorire lo sviluppo economico della nazione, il governo di Pechino ha imposto il limite di un figlio per coppia. Per riuscirci ha dovuto manipolare la fertilità delle donne e sacrificare il loro desiderio procreativo che è stato così sottomesso agli interessi dello Stato. Quarant’anni dopo l’istaurazione della Politica del Figlio Unico, il nuovo assetto socio-demografico del paese ha portato il partito ad introdurre la Politica dei Due Figli nel 2016. Il nuovo provvedimento è caratterizzato da un approccio più moderato ed incentrato sulla salute riproduttiva anziché sul controllo delle nascite. Di conseguenza è stato possibile per le donne acquisire, in una certa misura, un’autonomia che permette loro di decidere autonomamente il numero, il sesso e lo spaziamento tra i figli senza percepire le pressioni dello Stato. Ciò avviene poiché il numero massimo di figli che le donne desiderano è di due, quindi in linea con il limite imposto dallo stato.
Tuttavia, che il partito non sia disposto a rinunciare al proprio sistema di pianificazione famigliare è reso evidente dalla neonata Politica dei Tre Figli, che ancora una volta impone dei limiti che però sono lontani dalle intenzioni procreative delle donne. In conclusione, Il governo di Pechino dovrebbe prendere provvedimenti efficaci per migliorare l’assistenza alle donne, includendo anche le donne migranti e non sposate ed inoltre creare politiche che favoriscano la crescita del tasso di fecondità piuttosto che la limitino, altrimenti non sarà possibile procedere con lo sviluppo economico e il destino della nazione sarà quello di “invecchiare prima di diventare ricca.”