Abstract:
In questa tesi ci proponiamo di mettere in dialogo alcuni pensatori significativi della storia della metafisica occidentale che abbiano rivolto la loro attenzione alla tematica della differenza ontologica, per analizzarne teoreticamente la proposta e le implicazioni.
Il punto di partenza del discorso sarà la riproposizione heideggeriana della questione ontologica nel Novecento e la sua concezione della “differenza ontologica”, da cui consegue una certa caratterizzazione della storia della “metafisica” intesa come “onto-teo-logia”. Per Heidegger, infatti, l’occultamento dell’autentico senso dell’essere – operato dalla tradizione metafisica - sarebbe da individuarsi proprio nel misconoscimento iniziale del senso della differenza e nella comprensione dell’essere come presenza.
Per procedere secondo questo orientamento, tenteremo anzitutto di indagare quali siano le influenze principali che portano Heidegger a questo tipo di lettura della storia della metafisica; in secondo luogo, proveremo a delineare i motivi principali dell’ontologia heideggeriana, che si propone come alternativa rispetto a quella della tradizione metafisica a lui precedente; da ultimo, considereremo alcuni autori della tradizione metafisica (Antonio Rosmini, Tommaso d'Aquino e Duns Scoto), che tengono conto di una certa attestazione della differenza ontologica.
Mediante questo accostamento, tenteremo dunque di delineare alcune caratterizzazioni e semantizzazioni attribuite alla figura della “differenza ontologica” nel corso della storia del pensiero e di rilevare quali implicazioni modali ed esistenziali ne derivino. Il fine sarà quello di confrontare la proposta ontologica immanentistica e dinamica di Heidegger con la metafisica della trascendenza che lo ha preceduto e mostrare l’ineludibilità della questione della differenza ontologica, implicata nel nostro agire e pensare, come individui e come società.