Abstract:
La tesi mira a mettere in discussione il pre-concetto sociale di psicosi in relazione all’attività artistica, domandandosi tramite un approccio multi disciplinare se davvero esista una differenza fattuale tra un’arte “psicotica” ed un’arte “non psicotica”, oppure al contrario se essa sia frutto solamente delle dinamiche di contesto dovute agli ideali umani e alle modalità attuate nell’approcciarsi alle problematiche emerse, in quanto non del tutto comprese a causa del limitato punto di vista rispetto alla nozione di malattia mentale. Inoltre, data come realizzata l’ipotesi dell’esistenza di un’arte “psicotica”, e forti delle dissertazioni di innumerevoli studiosi, saggisti e scienziati, ci si chiede se sia possibile studiarne le manifestazioni di matrice creativa come fossero artisti alla stregua della banale normalità: esiste una differenza reale tra artista tout court e artista psicotico? Non ci si limita solamente all’approfondimento analitico delle caratteristiche estrinseche e contestuali che negli anni hanno portato a considerare un artista come psicotico, in quanto si cerca di esaminare anche lo scarto creativo intrinseco che porta un artista a creare oggetti d’arte frutto di una teorica deriva psichica. L’obiettivo ulteriore, quindi, oltre a capire se possa o meno esservi una giusta definizione per un genere artistico nato senza intenti specifici, è quello di approcciarsi a quest’etichetta in maniera ambivalente, da un lato considerando il punto di vista del soggetto creatore ed artista, dall’altro valutando quello culturale della società contestuale entro la quale il produttore d’arte “psicotica” è immerso ed attivo.