Abstract:
L’intento del presente lavoro è duplice: sottolineare come Aleksandra Ekster abbia rivestito un ruolo di trait d’union tra la nascente avanguardia russa e l’ambiente artistico francese nei primi anni ’10 del XX secolo e come l’innovativo impiego del colore, su una superficie bidimensionale come la tela e in uno spazio tridimensionale come la scena teatrale, sia la chiave di lettura privilegiata attraverso cui prendere in esame l’attività di questa poliedrica artista.
La ricerca si articola in sei capitoli.
I – vengono analizzati i primi esperimenti pittorici della Ekster, che risentono dell’influenza dell’arte popolare ucraina da una parte e degli studi cezanniani sul rapporto tra colore e forma dall’altra.
II – ci si concentra sul primo soggiorno parigino della Ekster, dove l’artista, all’inizio respinta poiché troppo esuberante nel colore, trova una strada autonoma tra le voci del cubismo francese, ma anche del futurismo italiano.
III – si cerca di porre in risalto come la Ekster interagisca con il cubo-futurismo, senza essere ascritta specificamente né all'uno né all'altro movimento.
IV - si analizza come la Ekster riesca, allo scoppio della prima guerra mondiale, a dare comunque il suo originale contributo alle mostre dell'avanguardia russa, e a confrontarsi con il suprematismo di Malevič, ancora in nome del colore.
V – si cerca di dimostrare come la Ekster scommetta sul colore anche nell’attività di scenografa: il colore disegna i corpi degli attori e conferisce loro dinamicità.
VI – nell’ultima parte si vuole porre in evidenza come il colore abbia incontrato la fabbricazione di abiti e la propaganda: alla Ekster viene affidato il compito di veicolare il dinamismo dell’attività di propaganda attraverso le sue capacità cromatiche.