Abstract:
Nel primo secolo d.C., Aulo Cornelio Celso scrisse una serie di trattati sulle artes di cui rimane soltanto il De medicina, che mi propongo di studiare sia a livello contenutistico sia nell'ambito degli studi di ricezione.
Celso condensò in otto libri l'essenza della medicina ippocratica nelle sue declinazioni terapeutiche, farmacologiche e chirurgiche, ma allo stesso tempo rielaborò in modo sincretico le teorie delle principali sette mediche del tempo. Il capitolo 1 delinea i tratti caratteristici del De medicina e la sua trasmissione nella tarda antichità e nel medioevo.
Il capitolo 2 tratta di alcuni casi di riappropriazione dei contenuti e del lessico di Celso a partire dal XIII secolo, e della vera e propria riscoperta del testo nel XV secolo. Grandi umanisti italiani quali Guarino Veronese, il Panormita e Giovanni Lamola, apprezzarono il De medicina per la chiarezza e il nitore del lessico, che gli valse un posto nei dibattiti stilistici, nei dizionari cinquecenteschi e tra le prime edizioni di testi a stampa.
Il De medicina suscitò anche l'interesse di medici italiani ed europei per la sua prosa chiara e concisa. Conosciuto anche con il nome di “Ippocrate latino,” Celso diventò un’autorità a cui fare riferimento e contribuì alla legittimazione dell'anatomia e della chirurgia. Il capitolo 3 si concentra sulla produzione letteraria di medici impegnati della traduzione di opere classiche, come Janus Cornarius, e di autori come Andrea Della Croce e Marcello Malpighi.