Abstract:
Viviamo in un’epoca dominata dal web, dove essere connessi è diventato quasi un obbligo più che un’opportunità. I dispositivi di uso quotidiano, dai computer agli smartphones, raccolgono e condividono un’enorme quantità di dati personali. Ma come vivono gli utenti l’utilizzo dei propri dati? La dicotomia che si crea tra l’atteggiamento degli individui e il loro comportamento effettivo viene definito paradosso della privacy, proprio per indicare come gli utenti, nonostante dimostrino una certa preoccupazione circa la divulgazione dei loro dati, siano in determinati contesti inclini al rilascio degli stessi in cambio di benefici tangibili o intangibili. In letteratura, quello che nel gergo comune viene definito ‘contesto’ in realtà prende il nome di framing, per sottolineare come gli individui prendono decisioni differenti a seconda di come una determinata attività o situazione viene “incorniciata” (framed). Questo aspetto si è rivelato ancora più evidente durante il periodo di pandemia quando sono state introdotte sul mercato due applicazioni: l’App Immuni con lo scopo di supportare il tracciamento dei positivi Covid-19 e l’App IO necessaria per ottenere il cosiddetto bonus cashback. La prima ha avuto uno scarso successo registrando poco più di dieci milioni di download dal 15 di giugno, la seconda ha raggiunto quasi lo stesso numero di download ma in poco più di un mese. È quindi possibile che il framing abbia inciso sulle percezioni degli utenti relativamente alle due applicazioni? A tal proposito questo elaborato si pone l’obiettivo, grazie anche al supporto di un questionario, di individuare quali sono le ragioni che hanno portato ad una maggiore diffusione dell’App IO rispetto ad Immuni, senza però confrontarle direttamente, ma offrendo un’analisi delle percezioni degli utenti nei confronti delle due applicazioni.