Abstract:
L’obiettivo centrale prefissato in questa tesi è quello di indagare la ricerca artistica messa in atto da Arcangelo Sassolino, scovando la sottile tensione tra resilienza e la sollecitazione alla rottura che si annida nelle sue macchine-distruttive, per esplodere attraverso performance inorganiche. Tramite allusive metafore che recuperano il topos ars longa, vita brevis, l'artista esplora la caducità della vita alla quale siamo irrimediabilmente soggetti. Attraverso una sperimentazione continua che sfida le leggi della fisica, Sassolino libera la materia dalla sua forma primitiva attraverso processi di esplosione, frantumazione e polverizzazione perché, citando Merz, anche «se la forma scompare, la sua radice è eterna».
Nella prima parte si cercherà di contestualizzare la specifica ricerca di Sassolino partendo da alcuni movimenti artistici che si sono imposti a partire dagli anni Cinquanta. Prendendo in esame artisti e opere dell’informale, della minimal art, dell’arte povera, della process art e della post-human art si analizzerà l’evoluzione dei differenti approcci materici, sottolineando come l’applicazione di leggi fisiche e meccaniche sia stato, più o meno consapevolmente, un comune modus operandi.
Si ripercorreranno, quindi, attraverso personali e collettive, le opere e le istallazioni di Sassolino che dagli anni Duemila hanno portato l’artista a imporsi con sempre più coinvolgimento nel panorama artistico contemporaneo.
Infine, cercando di mantenere un dialogo diretto con l’artista, si tenterà anche la comparazione con altri colleghi che seguono la medesima filosofia per comprendere difformità e similarità tra le varie opere.