Abstract:
L’esperienza, nella nuova economia postmoderna, appare fondamentale. Le persone la ricercano, vogliono che essa sia memorabile e desiderano una fruizione “qui e ora” della cultura. In questo contesto si inseriscono i festival. Grazie alla loro capacità di costruire una dimensione parallela fatta di svago, divertimento, socializzazione e apprendimento, si presentano come strumenti di particolare successo, i quali non di rado vengono usati da policy maker e operatori culturali per rivitalizzare territori, recuperare e diffondere identità, valorizzare patrimoni materiali e immateriali, stimolare l’industria turistica anche mediante strategie event-based. Attraverso un caso studio, il Festival di circo e arti performative Mirabilia, si propone un viaggio tra teoria e pratica volto ad osservare le tante dimensioni del prodotto festival.
L’analisi svolta ha permesso di affermare che anche un piccolo festival, che tra le altre coinvolge discipline particolari quali il teatro urbano e il circo contemporaneo, sia in grado di determinare ricadute positive. Queste non sono esclusivamente economiche o turistiche, ma anche sociali ed artistiche, in quanto strumento adatto per avvicinare pubblici all’arte, sviluppare creatività locale, stimolare la creazione e permettere contaminazioni interessanti tra discipline, culture e modi di lavorare distinti. Al tempo stesso, il festival mostra le sue potenzialità nel connotare luoghi valorizzando territori e facendosi portavoce di immagini e identità.
Nonostante questi elementi positivi, l’offerta attuale registra una tendenza alla festivalizzazione della cultura, ovvero un eccessivo uso della formula che porta a risultati opposti tra cui saturazione del mercato, scarsità di finanziamenti, poco interesse e una progettualità non all’altezza da essere definita tale.