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Questa tesi affronta due problemi principali nell'ambito della sintassi o delle frasi preposizionali. Essa cerca una risposta alla domanda se esiste una gerarchia sintattica di frasi preposizionali come le temporali e le locative e, se esiste, quali sono i suoi elementi. Il secondo problema è collegato all'ordine superficiale di queste espressioni nelle lingue VO o OV. "Possono entrambi gli ordini essere derivati dalla stessa struttura basica in un quadro asimmetrico" è la domanda fondamentale a cui intendiamo rispondere. Iniziamo con una breve panoramica di presentazione dei contributi storicamente importanti alla teoria sintattica dei modificateri. Il Capitolo 1 presenta la concezione tradizionale dei modificateri come aggiunti sintattici al VP e IP in GB e i quadri minimalisti. Presenta inoltre le innovazioni alla teoria sintattica che risulta dalle restrizioni asimmetriche di Kayne sulla struttura sintattica. Questo quadro esclude la possibilità di avere diversi aggiunti ad una medesima proiezione massimale. In conseguenza di questa restrizione e sulla base di dati da molte lingue Cinque ha presentato nel 2000 una teoria che stipula una cascata di proiezioni funzionali sul VP. Avverbi, ausiliari e affissi sono raggnippati in classi distinte, ognuna delle quali è collegata ad una di queste proiezioni funzionali. E' questa la teoria che noi prendiamo come punto di partenza per le nostre analisi di frasi preposizionali. Nel Capitolo 2 proponiamo una variante di una sintassi asimmetrica i cui elementi basici non sono parole semplici, che possono essere inserite nelle teste, ma proiezioni massimali complete. Questa proposta esclude movimenti della testa e porta a considerazioni molto generali e astratte sulle possibili restrizioni sul movimento. Il resto del Capitolo specula sulla natura dei parametri, basati sul recente lavoro di Kayne. L'esclusione dei movimenti della testa richiede nuove idee a proposito del movimento del verbo nell'albero sintattico. Il Capitolo 3 propone una teoria del movimento del VP al fine di attaccare il verbo agli affissi inflessionali. E' un tentativo di integrare le parti maggiori della morfologia nella sintassi. Centrale per la discussione è l'Assioma del Confine di Parola, che afferma che non c'è Confine di Parola fra elementi visibili nello specificatore e la testa della stessa proiezione massimale. Vengono discussi in dettaglio certi esempi con morfemi agglutinanti e fusi. I due capitoli restanti sono dedicati ai modificateri preposizionali. Nel Capitolo 4 elenchiamo diversi test sintattici che possono aiutare a stabilire l'ordine di base fra i costituenti. Tre di essi sono stati utilizzati estensivamente in tutte le possibili combinazioni di 14 differenti PP in tedesco. I dati completi si trovano nell'appendice. La valutazione dei test offre, in tutti e tre i casi una consistente, transitiva gerarchia dei ruoli tematici, che è praticamente identica per tutti i test. Tipi supplementari di PP e un quarto test sono introdotti e valutati in modo meno estensivo. La gerarchia risultante corrisponde in parti rilevanti alla gerarchia di Cinque delle proiezioni funzionali. Gli altri elementi non hanno avverbi o affissi corrispondenti in questa gerarchia. II Capitolo 5, infine, cerca di derivare i differenti ordini superficiali nelle lingue OV e VO. Parecchie analisi sono presentate e comparate. Viene suggerita una derivazione con movimenti ciclici di ogni VP attorno ad ogni PP, seguiti dal movimento di materiale preposizionale, ed è compatibile con le analisi morfologiche presentate nel Capitolo 2. La nozione della proiezione estesa è generalizzata ai modificateri che attribuisce ad ogni modificatore una struttura sintattica ricca con una parte argomentale/argomentativi bassa, un maggiore livello di modificazione e proiezioni alte collegate alle funzioni pragmatiche come focus e topic. I lavori qui presentati possono solo aprire la porta ad un ampio campo di ricerca futura che deve rispondere a molte altre domande concernenti alla struttura interna dei modificateri e la loro relazione con elementi argomentativi/argomentali come il soggetto e l'oggetto. Se le integrazioni di altri elementi come avverbi e modali riescono possiamo arrivare alla teoria generale della sintassi dei modificateri.
This thesis approaches two major problems in the field of with the syntax or prepositional phrases. It tries to answer the question, whether there is syntactic hierarchy of PP types such as temporals and locatives, and if there is, what are its elements. The second problem is related to the surface order of these expressions in VO and OV languages. "Can both orders be derived from the same basic structure in an antisymmetric framework" is the basic question I want to answer. I start with a short overview presenting important historical contributions to the syntactic theory of modifiers. Chapter 1 presents the traditional view of modifiers as syntactic adjuncts to VP and IP in GB and minimalist frameworks. It furthermore presents the innovations to syntactic theory that result from Kayne's antisymmetric restrictions on syntactic structure. This framework excludes the possibility of having several adjuncts to one and the same maximal projection. As a consequence of this restriction and based on data from many languages Cinque presented in 2000 a theory which stipulates a cascade of functional projections above the VP. Adverbs, auxiliaries and affixes are grouped into distinct classes each of which is related to one of these functional projections. It is this theory that I take as starting point for my analysis of prepositional phrases.
In Chapter 2,1 propose a variant of an antisymmetric syntax whose basic elements are not simple words, which can be inserted into heads, but complete maximal projections. This proposal excludes head movement, leading to very general and abstract considerations about possible restrictions on movement. The rest of the Chapter speculates about the nature of parameters, based on recent work of Kayne. Excluding head movement requires new ideas about verb movement up the syntactic tree. Chapter 3 proposes a theory of VP movement in order to attach the verb to its inflectional affixes. It is an attempt to integrate major parts of morphology into syntax. Central for the discussion is the Axiom of Word Boundary, which states that there is no word boundary between overt elements in the specifier and the head of the same maximal projection. Certain examples with agglutinating and fused morphemes are discussed in detail. The two remaining chapters are devoted to prepositional modifiers. In Chapter 4 I list several syntactic tests that can help to establish the base order between constituents. Three of them I used extensively with all possible combinations of 14 different PP types in German. The complete data can be found in the appendix. The evaluations of the tests give in all three cases a consistent, transitive hierarchy of thematical roles, which is nearly identical for all tests. Additional PP types and a fourth test are introduced and evaluated in a less extensive way. The resulting hierarchy correspond in relevant parts to Cinque's hierarchy of functional projections. The other elements have no correspondent adverb or affix in this hierarchy.
Chapter 5, finally, tries to derive the different surface orders in OV and VO languages. Several analyses are presented and compared. A derivation with cyclic movements of the VP around each PP, followed by movement of prepositional material is suggested, which is compatible with the morphological analysis presented in Chapter 2. The notion of extended projection is generalised to modifiers which attributes to each modifier a rich syntactic structure with a low argumental part, a higher modifying layer and high projections related to pragmatic functions such focus and topic. The work presented here can only open the door into a large field of future research which has to answer many other questions concerned with the inner structure of modifiers and their relation with argumental elements such as subject and object. If the integrations of other elements like adverbs and modals succeed we can arrive at a general theory of the syntax of modifiers. |
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