Abstract:
Il fenomeno migratorio è oggetto di frequenti ed accesi dibattiti sia in ambito istituzionale che a qualsiasi livello della vita sociale. In tale contesto, i centri di accoglienza rappresentano un elemento determinante all’interno del quale si creano i presupposti per il processo di inserimento socio-culturale dei migranti. Tale rilevanza viene spesso sottostimata, anche a causa di una superficiale conoscenza del ruolo e dell’organizzazione di queste strutture. Partendo da un’esperienza di ricerca etnografica sul campo svolta presso un centro di accoglienza straordinario per donne migranti con bambini, il lavoro si propone di analizzare le dinamiche relazionali complesse che caratterizzano questo ambiente, all’interno del quale si realizza un processo di creazione di “nuove vite” e di riappropriazione di “sè”, oltre a quello di integrazione in un nuovo contesto socio- culturale e istituzionale. Tale processo è determinato da una serie di attività specifiche quali l’affiancamento nell’iter burocratico, la preparazione alla convivenza sociale in una nuova realtà, l’assistenza medica, l’apprendimento della lingua italiana, l’affiancamento nella delicata esperienza della maternità. Si osserverà in particolare la necessità di intervento da parte di professionalità specifiche e di un approccio che non prescinda dalla conoscenza e dal riferimento al contesto d’origine dei migranti. Approccio che presti inoltre una particolare attenzione alle esperienze soggettive e talvolta traumatiche di ogni individuo e alle conseguenti ripercussioni psichiche, affinchè questo possa attribuire un senso al proprio percorso, riconcettualizzando l’esperienza migratoria di sradicamento al fine di riacquistare una propria rinnovata individualità.