Abstract:
Il presente studio prende in esame il fregio ad affresco eseguito da Giorgio Vasari nel refettorio del monastero olivetano di San Michele in Bosco a Bologna tra il 1539 e il 1540. Attraverso il primo capitolo, di carattere prettamente introduttivo, si è cercato di comprendere la centralità dell’antica Bononia nella carriera artistica e letteraria del giovane Vasari. È nella città felsinea, infatti, che Giorgio, oltre a ricevere la sua prima grande committenza per un ordine monastico, iniziò a raccogliere per la prima volta materiale per la compilazione delle Vite. È a Bologna, inoltre, che l’artista ebbe modo di entrare direttamente in contatto con l’illustre giurista milanese Andrea Alciato, il quale esercitò sul giovane aretino un’influenza di carattere squisitamente letterario. L’indagine poi prosegue col tentativo di comprendere il ruolo che i monaci olivetani e il loro abate don Filippo Serragli – figura ancora nebulosa e su cui si è tentato di far luce – ebbero nella definizione del programma iconografico. Il tema apocalittico, infatti, rappresenta una scelta piuttosto inusuale nella decorazione dei refettori verso la fine della prima metà del Cinquecento ed è sintomatica di correnti riformiste interne alla gerarchia ecclesiastica. È su tale ipotesi, infine, che trova ulteriore fondamento l’analisi comparativa, qui per la prima volta condotta sistematicamente, tra gli ovali affrescati dal Vasari nel refettorio olivetano e le incisioni presenti nelle bibbie riformate cinquecentesche. In particolar modo si è presa in esame quella del Brucioli, stampata a Venezia nel 1532 e corredata da xilografie di Matteo Pagan da Treviso e anonimo collaboratore, caratterizzate da una complessa catena di derivazioni da Holbein, Cranach e Dürer.