Abstract:
Agostino, Confessioni: «Mihi visum est nihil esse aliud tempus quam distentionem: sed cuius rei, nescio, et mirum, si non ipsius animi». Come si giustifica, dal punto di vista di un’antropologia filosofica, la capacità dell’animo di distendersi temporalmente? In che modo l’animo è capace del tempo? La mia tesi è che l’animus in questione sia l’animo capace di memoria; a sua volta, la memoria è condizione della temporalità umana perché è intreccio attivo e dinamico di passato, presente e futuro. Quella di Agostino, dunque, è una concezione della memoria radicalmente innovativa rispetto a quella platonica e aristotelica. Rielaborando le teorie classiche della memoria, Agostino articola delle risposte originali e stimolanti alle domande centrali di ogni filosofia della mente, antica, moderna e contemporanea: che cos’è la memoria, che cosa sono i ricordi? Come si rapporta l’uomo al tempo? Che cos’è l’identità personale? Nel presente lavoro mi prefiggo di mostrare che la rivoluzione della memoria condotta da Agostino si fonda sul superamento di due posizioni classiche, relative al funzionamento e all’oggetto della memoria. Quella inaugurata da Agostino, allora, è una controstoria: un’interpretazione della memoria alternativa tanto alla tradizione quanto al senso comune che continua a guidare i variegati sforzi di ricerca sul fenomeno mnestico.