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Partendo dal rapporto enigmatico fra letteratura e scienza nel dibattito fra le due culture, dalla
querelle ideologica fra Arnold e T.H. Huxley e, successivamente, fra Leavis e Snow - che
rappresentarono il climax della controversia negli anni 60 - la tesi analizza il rapporto fra scienza e
letteratura alla fine del ventesimo secolo, alla luce di teorie e scoperte scientifiche che sottolineano
la loro indeterminatezza e l'assenza di valori universali nel periodo contemporaneo (la teoria della
relatività, la teoria quantistica, il principio di indeterminatezza, la teoria del caos). Le teorie
scientifiche influenzano i testi letterari, i quali le reinterpretano e inglobano nei propri intrecci
narrativi, ma tale influenza è reciproca, in quanto la scienza, nella sua comprensione della realtà e
nelle relative teorizzazioni, appare rispondere allo stesso processo creativo epifanico della
letteratura.
Nell'ultimo trentennio, il rapporto fra letteratura e scienza è diventato in sé un tema d'analisi e
l'attenzione è diretta ad investigare quanto le due discipline abbiano in comune; partendo dalla
concezione dell'unicità della cultura, la letteratura e la scienza ne rappresentano due modalità
espressive. Entrambe derivano le loro teorizzazioni dalle problematiche contemporanee, dalle quali
sono allo stesso tempo determinate e che a loro volta, in una reciprocità di influenze, contribuiscono
a formare.
Fra gli autori contemporanei che meglio esemplificano la profonda connessione fra letteratura e
scienza, la tesi fecalizza la propria analisi su John Banville e la sua tetralogia scientifica, composta
dai romanzi Doctor Copernicus (1976), Kepler (1981), The Newton Letter (1987), Mefisto (1989).
Banville narrativizza tematiche scientifiche in un dialogo interdisciplinare fra questi
scienziati/filosofi del passato, scrittori essi stessi, che cercavano di dare un senso alla realtà esterna
anche attraverso il linguaggio.
Nella tetralogia vengono analizzate le figure di quegli scienziati che hanno contribuito al
cambiamento di paradigma nella visione del mondo, a partire dalla modernità fino al periodo
contemporaneo, in particolare in Doctor Copernicus e in Kepler Banville impronta la sua analisi su
scienziati rinascimentali per dimostrare come nel passato le due discipline fossero riunite in una
unità culturale e per tracciare il processo secondo il quale nel corso dei secoli questa unità si è scissa
in due diversi approcci teorici. Il suo interesse non è esclusivamente di carattere epistemologico, ma
anzi si concentra sulla mente creativa dello scienziato, astronomo o matematico, sulla sua vita e il
periodo in cui visse, sulla sua influenza nel mondo contemporaneo.
La tetralogia di Banville si propone di vanificare le distinzioni fra il pensiero scientifico e artistico.
Nella loro ricerca di comprendere il mistero della vita e di far progredire la nostra comprensione
dell'uomo e della realtà, sia gli scienziati che gli artisti si avvalgono di un metodo induttivo; gli
scienziati sperimentano empiricamente, mentre gli artisti si basano su un approccio soggettivo alla
realtà, ma la scintilla immaginativa che conduce ad una scoperta scientifica o ad una creazione
artistica è simile in entrambe le discipline.
In particolare, Banville sostiene che la letteratura e la scienza si propongono di dare una forma
coerente e ordinata ad una realtà percepita come caotica. La narrativa postmoderna e la fisica post-
Einsteiniana sono patimenti caratterizzate da una ricerca di nuove e originali rappresentazioni della
realtà che comprendano al proprio interno - e accettino - l'indeterminatezza e l'assenza di certezze.
Come afferma Banville: "As science moves away from the search for blank certainties, it takes on
more and more the character of poetic metaphor, and since fiction is moving, however sluggishly, in
the same direction, perhaps a certain seepage between the two streams is inevitable." (J. Banville,
"Physics and Fiction: Order from Chaos", in The New York Times Book Review, 21 April 1985, p.
42).
Starting from the enigmatic relationship between literature and science in the debate between "the
two cultures", from the ideological controversy between Arnold and T.H. Huxley and subsequently
between Leavis and Snow which represented a meaningful climax in the 1960s the thesis
analyses the relationship between literature and science in the last years of the twentieth century, in
the light of scientific theories which universally underline both their indeterminacy and their lack of
universal values (relativity theory, quantum mechanics, the indeterminacy principle, chaos theory).
Scientific theories are echoed in literary texts but also a reverse influence from literature to science
has taken place, as science appears to follow the same epiphanic creative process as literature in its
understanding of, and theorising upon, an enigmatic sort of reality.
In the last thirty years the relationship between literature and science has become a field of study in
itself, and the attention is thus directed to the common ground shared by science and literature, to
the uniqueness of culture and the different modes of expression represented by literature and
science. Both disciplines draw on, are to some degree controlled by, and in their turn help to form
the common anxieties of the time.
Among the contemporary authors who best epitomize the deep connection between literature and
science the thesis focuses on John Banville and his scientific tetralogy, composed by the novels
Doctor Copernicus (1976), Kepler (1981), The Newton Letter (1987), Mefisto (1989). Banville
fictionalises scientific themes in an interdisciplinary dialogue between these scientists/philosophers
of the past, who were writers themselves and came to terms with the reality surrounding them also
by means of linguistic tools.
In the tetralogy he analyses the figures of those scientists who contributed to a paradigm shift in the
world view from the early modernity to the present, in particular in Doctor Copernicus and Kepler
he focuses on Renaissance scientists. His aim is that of showing how in the past the two disciplines
originally enjoyed a cultural unity and of tracing the process whereby in the course of the centuries
two separate discourses arose out of one. His interest isn't exclusively focused on epistemology, but
rather on the creative mind of the scientist, astronomer or mathematician, on his life and times, and
on his modern day influence (in particular in The Newton Letter and Mefisto).
Banville's tetralogy represents an endeavour to abolish the hard distinctions between the scientific
and artistic modes of thinking. In their attempt to understand the mystery of life and to increase our
understanding of man and the world, both scientists and writers use inductive methods; the scientist
tests empirically, while the writer uses subjective approaches, but the imaginative spark which leads
to a discovery or to the creation of a work is similar in both literature and science.
In particular, Banville suggests that both disciplines are centrally involved in trying to give a
coherent shape to a chaotic reality; postmodernist fiction and post-Einsteinian physics are likewise
characterised by a disavowal of the traditional past in their search for new representations of reality
that involve an acceptance of uncertainty. In the words of Banville: "As science moves away from
the search for blank certainties, it takes on more and more the character of poetic metaphor, and
since fiction is moving, however sluggishly, in the same direction, perhaps a certain seepage
between the two streams is inevitable." (J. Banville, "Physics and Fiction: Order from Chaos", in
The New York Times Book Review, 21 April 1985, p. 42). |
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