Abstract:
Le due principali sorgenti solcate e rielaborate dall'ingegno di Dante nel concepimento della sua Opera sono la tradizione classica e quella giudaico-cristiana. La tesi nello specifico si divide in due parti: nella prima, più generale, si affrontano tematiche quali la tradizione classica verso la quale Dante è debitore ed erede mettendo in evidenza, sia il ruolo di Virgilio come autore e come guida sia la descrizione dell'oltretomba pagano così come è tratteggiato dall'auto nel VI libro dell'Eeneide; un ulteriore paragrafo viene poi dedicato ad Ovidio e alla ripresa dei suoi miti da parte di Dante. Segue un capitolo in cui si delinea, attraverso esempi, la percezione e la sensibilità maturate dall'uomo medievale in merito a Satana, ai demoni e all'inferno, con specifico riferimento sia a due delle più importanti visioni sull'aldilà elaborate nel Medioevo e sia al pensiero intorno alla demonologia cristiana espresso da auctoritates quali S. Agostino, Gregorio Magno e Tommaso d'Aquino.
La seconda parte della tesi, più specifica, si presenta invece come una sorta di inventario dei demoni-guardiani incontrati e descritti da Dante nella prima cantica. Si tratta di una categoria di personaggi che spesso, nella funzione che svolgono, sono gli esecutori della giustizia divina. Si vedrà quindi la loro origine, classica, biblica o storica che sia, per poi evidenziarne l'uso e la rielaborazione da parte di Dante nell'Inferno.
Oltre a dare spazio alla voce dei commentatori antichi si vuole offrire la rappresentazione di questi demoni-custodi, così come vengono raffigurati in alcuni degli antichi manoscritti e nelle più recenti illustrazioni di artisti quali Paolo Barbieri e Gabriele dell'Otto.