Restaurare e digitalizzare le pellicole cinematografiche: quali buone pratiche per le cineteche italiane?

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dc.contributor.advisor Baldacci, Cristina it_IT
dc.contributor.author Roncoroni, Elisabetta <1994> it_IT
dc.date.accessioned 2020-10-15 it_IT
dc.date.accessioned 2021-02-02T10:00:04Z
dc.date.available 2022-06-22T11:46:14Z
dc.date.issued 2020-10-29 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/18013
dc.description.abstract “Nitrate can’t wait!”, il nitrato non può aspettare. E, con esso, le pellicole in acetato di cellulosa e quelle in poliestere. Perché questa necessità impellente di occuparsi delle pellicole? Per svariate ragioni. La prima è una motivazione inerente all’aspetto fisico e chimico di esse. Infatti, la pellicola cinematografica è costituita da una base o un supporto chimico su cui viene stesa un’emulsione reattiva alla luce, spesso composta da una sospensione di sali di argento in gelatina. Questa particolare composizione fa sì che, secondo alcune stime, l’ottanta percento della sola produzione mondiale di cinema delle origini sia andato perduto. Il secondo motivo riguarda un aspetto etico, ovvero quello di salvaguardare un bene giuridicamente tutelato. Durante la Conferenza generale dell’UNESCO del 1980 tenutasi a Belgrado, il cinema è stato appunto definito un bene da tutelare e diffondere in quanto patrimonio dell’umanità, poiché si ritiene che esso sia espressione di identità culturale ed artistica. Inoltre, è da considerare un documento di valore storico. Per tutti questi motivi, è necessario, da un lato, preservare il cinema nel suo aspetto prettamente fisico, impedendo il deterioramento delle pellicole e, dall’altro, fare in modo che il patrimonio cinematografico possa circolare il più possibile a livello globale. Le cineteche e gli archivi di cinema sono gli enti che si occupano della salvaguardia della consistenza materiale del film e della tutela del valore culturale. La difficoltà sta nel fatto che per il settore in questione non è stato delineato, in maniera certa e definitiva, un vero e proprio metodo di restauro, come avviene, invece, per altre arti. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Elisabetta Roncoroni, 2020 it_IT
dc.title Restaurare e digitalizzare le pellicole cinematografiche: quali buone pratiche per le cineteche italiane? it_IT
dc.title.alternative Restaurare e digitalizzare le pellicole cinematografiche: quali buone pratiche per le cineteche italiane? it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Economia e gestione delle arti e delle attività culturali it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2019-2020_Sessione autunnale it_IT
dc.rights.accessrights embargoedAccess it_IT
dc.thesis.matricno 849234 it_IT
dc.subject.miur L-ART/06 CINEMA, FOTOGRAFIA E TELEVISIONE it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.provenance.upload Elisabetta Roncoroni (849234@stud.unive.it), 2020-10-15 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Cristina Baldacci (cristina.baldacci@unive.it), 2020-10-19 it_IT


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