Abstract:
Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di definire il concetto di esperienza estetica mettendo a confronto le posizioni di due suoi teorizzatori, Dewey e Greenberg, e di comprendere, in base anche allo studio del contesto da cui queste proposte emersero e che avrebbero influenzato, se questa concezione dell’arte possa rivelarsi attuale e rappresentare un paradigma per ritrovare il legame di continuità fra l’arte e la vita. Si indaga l’approccio pragmatico del filosofo americano John Dewey che per primo parlò di arte in termini di esperienza. Partendo dalla sua definizione di esperienza come costante interazione fra l’organismo vivente e l’ambiente, si analizzeranno i caratteri che distinguono quella estetica dando vita a una concezione democratica e partecipativa dell’arte, indissolubilmente legata all'esperienza di vita quotidiana. Di diverso avviso si presenta la proposta di matrice formalista del critico newyorkese Clement Greenberg, in base alla quale l’esperienza estetica si configura come mezzo attraverso cui giungere a un giudizio dell’opera d’arte solo in base a criteri formali. Da qui una concezione esclusiva ed elitaria dell’arte, nettamente separata dal proprio contesto. Allo stesso tempo si analizza la scena americana fra l’inizio e gli anni Sessanta del Novecento, luogo in cui queste proposte nacquero e su cui avrebbero esercitato la propria influenza. Si propone infine una lettura in chiave attuale dell’approccio esperienziale allo studio dell’arte.