Abstract:
A partire dall’Ottocento, numerosi studi multidisciplinari hanno proposto un’idea del consumo - dei suoi oggetti, spazi e pratiche - essenzialmente negativa, associandolo ad una pratica irrazionale e a-culturale caratteristica delle società industriali. A partire dagli anni Ottanta del Novecento, tuttavia, nuovi approcci antropologici inerenti alla corrente dei material culture studies hanno rivalutato tale concezione arrivando ad una visione densa del consumo e delle sue componenti intrinseche. Sulla scia di questa svolta epistemologica, la presente ricerca etnografica si propone di dimostrare le motivazioni specifiche per le quali il Noventa Designer Outlet possa essere considerato uno spazio con una propria identità - nonché un mondo “sentito” e “abitato” da coloro che lo frequentano - effettuando inoltre una comparazione tra il contesto pre e post lockdown al fine di evidenziarne i cambiamenti legati alla relazionalità, alle percezioni sensoriali e agli habitus. Poiché infatti - seguendo le nuove teorie antropologiche - il consumo non può essere rappresentato come un concetto astratto e contest free, esso deve essere collocato all’interno della società, in ambiti spazio-temporali specifici per riuscire a cogliere i significati ed i valori che le persone vi attribuiscono, nonché le trasformazioni sociali a cui, inevitabilmente, partecipa.