Abstract:
Ho intitolato questa mia tesi “La Rivoluzione dei Big Data” perché credo che il loro effetto nell’economia, nella cultura e nella società in cui viviamo sarà dirompente, forse anche più della globalizzazione.
Ad un livello mediatico, le tre principali V dei Big Data (Variabilità, Velocità, Volume) danno un’idea di “onniscienza” informativa. In realtà sono prima di tutto tre impegnative sfide in termini rispettivamente di capacità di analisi, di tempestività e di potenza computazionale.
I Big Data non sono che dati e quindi di per sé stessi non rappresentano una “realtà”. Essendo Big, invece, creano molto “rumore” e ridondanza informativa. Tanto più che sono dati secondari, estratti cioè dalle tracce che lasciamo con l’utilizzo di vari dispositivi e/o dalle varie attività che compiamo nel quotidiano. La distanza dei Big Data dai dati primari ottenuti con una survey richiede quindi una forte analisi critica con le competenze, le teorie e le metodologie tipiche della scienza sociale. Senza di loro un algoritmo può essere facilmente errato, discriminatorio, pregiudizievole, non efficace. In più ci si sta sempre più rendendo conto che mancano tanti dati ai Big Data, tanto da rendere alcune zone del mondo quasi invisibili. Questa continua raccolta, analisi ed utilizzo dei Big Data da parte delle aziende, private e pubbliche, e dei sistemi governativi pone inoltre complicati problemi etici, morali e di privacy.
Tutto questo rende necessario ripensare alla cultura aziendale, ai modelli organizzativi di business e alle nuove figure professionali capaci di valorizzare e coordinare tutte le aree e le competenze, sia tecnico-operative che manageriali, coinvolte dalle differenti fonti di dati (le n… V dei Big Data).