Abstract:
La tesi propone una nuova edizione critica e commentata dei «Motti e facezie del Piovano Arlotto» (primi anni ’80 del XV secolo), una delle più importanti raccolte umanistiche del genere faceto. Dopo l’edizione curata da Gianfranco Folena nel 1953, Giorgio Petrocchi ha portato alla luce un nuovo importante testimone dell’opera, l’Ottoboniano latino 1394 della Biblioteca Apostolica Vaticana, di fine XV - inizio XVI secolo: il manoscritto attesta una forma meno sorvegliata della raccolta, che nella sua nuova edizione si presenta priva dell’intento edificante di cui fu investita a partire già dai primi decenni del XVI secolo. In introduzione al testo, si offre un esame della fortuna del protagonista della silloge, Arlotto Mainardi (1396 - 1484), il quale nel corso dei secoli si vide appunto attribuire caratteri e facezie non presenti nel testimone antico, a conferma della sua fama come personaggio, protagonista di una raccolta anonima di un genere già di per sé facilmente sottoponibile a mutamenti.