Abstract:
Il termine industrie culturali e creative è entrato nel nostro vocabolario ed abbiamo imparato a riconoscere il contributo della cultura allo sviluppo sociale ed economico.
Il crescente interesse teorico ed empirico nei confronti di questo settore è derivato dalla necessità di dare concretezza al modificarsi dei concetti di cultura, produzione culturale e consumo culturale frutto dell’avvento delle nuove tecnologie e risultato di una progressiva strumentalizzazione delle politiche culturali da parte dei policy-makers. Le modellizzazioni del settore presenti in letteratura e l’attenzione posta da programmi europei avvalorano la tesi secondo la quale il rapporto tra imprese creative e istituzioni culturali sia sinergico e complementare. Tuttavia, la congiunzione tra i due settori è più teorica che pratica, è necessario sfidare e reinterpretare la categoria di industrie culturali e creative, indagando e analizzando le ragioni e le barriere che limitano il loro rapporto. Il rischio in cui si incorre è dimenticare l’eterogeneità delle attività enucleate da questa etichetta: istituzioni culturali e imprese creative sono due entità con culture organizzative e logiche istituzionali distinte.
Il presente elaborato si inserisce esattamente a metà strada; analizzando separatamente istituzioni culturali e imprese creative costruisce la cornice teorica per indagare le ragioni del limitato contatto tra i due attori, ma soprattutto si prefigge l’obiettivo di determinare quelle competenze necessarie alla collaborazione, individuando nella formazione del capitale umano lo strumento adeguato a fornire competenze e conoscenze che permetteranno a musei, imprese creative e policy-makers di dialogare e cooperare.