Abstract:
Sin dalla fine degli anni ’90, in Italia, il settore della cultura è stato più volte “rivoluzionato” con riforme volte a conferire maggiore autonomia ai musei statali. Questo processo, summa dell’incrocio delle teorie manageriali del NPM e del percorso di sussidiarietà intrapreso dall’amministrazione centrale del nostro Paese, ha trovato il suo climax con la riforma Franceschini del 2014. A 5 anni da tale riforma, le prestazioni dei musei autonomi sono sicuramente migliorate: gli istituti hanno abbandonato il proprio aspetto di “museo-ufficio” per divenire istituzioni attente al rapporto con l’utenza e con il territorio d’appartenenza. La rinnovata procedura di selezione dei direttori ha garantito professionalità di alto livello, propedeutiche allo sviluppo dei musei da un punto di vista manageriale e da un punto di vista storico-artistico. Ricostruendo le teorie sopracitate e analizzando il primo esperimento di Soprintendenza autonoma presso Pompei, si giunge all’analisi della riforma del 2014 sottolineandone i punti di continuità con il passato e i passaggi ritenuti più innovativi. In un’ottica di ulteriore ricerca sui risultati prodotti dai primi anni di riforma, dato il loro carattere strettamente attuale e contingente, si sottolineano alcuni elementi passibili di un’ulteriore implementazione futura, con la speranza di rendere l’iniziativa museale sempre meno legata all’intraprendenza personale del direttore e sempre più frutto di un’azione concertata di un organico competente e sempre più specializzato.