Lo spazio ibrido e l’intermedialità della performance nel XXI secolo

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dc.contributor.advisor Franco, Susanne it_IT
dc.contributor.author Ciceri, Irene <1995> it_IT
dc.date.accessioned 2020-07-14 it_IT
dc.date.accessioned 2020-09-24T12:02:02Z
dc.date.available 2020-09-24T12:02:02Z
dc.date.issued 2020-07-29 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/17573
dc.description.abstract Questa tesi indaga le trasformazioni avvenute con l’inizio del XXI secolo, tra la performance art, nelle sue più vaste applicazioni spesso collegate alle arti visive, e i nuovi spazi messi a disposizione dalla tecnologia. Lo spazio digitale della rete, di Internet e dei social networks, è sempre più utilizzato dai performer come luogo della creazione artistica, dove il corpo, come medium, si esprime virtualmente. Tuttavia alcuni artisti decidono di rifugiarsi nello spazio reale per riflettere su cosa significhi davvero essere umani e riscoprire una materialità ed una fisicità che sembrano ormai perdute. Analizzando il lavoro di Hito Steyerl, Amalia Ulman, LaTurbo Avedon, Meineche Hansen, Cecile B. Evans, Marina Abramović e Ed Atkins, la tesi approfondisce come, in un’epoca di interconnettività globale, le pratiche performative esistano sia in dimensioni virtuali sia reali, e come siano sempre più caratterizzate da una condizione ibrida e intermediale. Stiamo assistendo ad una convergenza ed interdipendenza tra spazio digitale e fisico. Essi coesistono ed intersecandosi creano una nuova dimensione ibrida. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Irene Ciceri, 2020 it_IT
dc.title Lo spazio ibrido e l’intermedialità della performance nel XXI secolo it_IT
dc.title.alternative Lo spazio ibrido e l’intermedialità della performance nel XXI secolo it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Storia delle arti e conservazione dei beni artistici it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2019/2020 - Sessione Estiva it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 874182 it_IT
dc.subject.miur L-ART/03 STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA it_IT
dc.description.note Questa tesi indaga le trasformazioni avvenute con l’inizio del XXI secolo, tra la performance art, nelle sue più vaste applicazioni spesso collegate alle arti visive, e i nuovi spazi messi a disposizione dalla tecnologia. Lo spazio digitale della rete, di Internet e dei social networks, è sempre più utilizzato dai performer come luogo della creazione artistica, dove il corpo, come medium, si esprime virtualmente. Tuttavia alcuni artisti decidono di rifugiarsi nello spazio reale per riflettere su cosa significhi davvero essere umani e riscoprire una materialità ed una fisicità che sembrano ormai perdute. Analizzando il lavoro di Hito Steyerl, Amalia Ulman, LaTurbo Avedon, Meineche Hansen, Cecile B. Evans, Marina Abramović e Ed Atkins, la tesi approfondisce come, in un’epoca di interconnettività globale, le pratiche performative esistano sia in dimensioni virtuali sia reali, e come siano sempre più caratterizzate da una condizione ibrida e intermediale. Stiamo assistendo ad una convergenza ed interdipendenza tra spazio digitale e fisico. Essi coesistono ed intersecandosi creano una nuova dimensione ibrida. it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.date.embargoend it_IT
dc.provenance.upload Irene Ciceri (874182@stud.unive.it), 2020-07-14 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Susanne Franco (susanne.franco@unive.it), 2020-07-27 it_IT


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