Abstract:
L’avorio Barberini è un unicum tra gli avori tardoantichi e la sua costante presenza nella letteratura specialista lo conferma.
La storia dell’oggetto si intreccia a quella dei suoi studi. Ricostruendo eventi e teorie relative all’avorio, dal suo ritrovamento, attraverso la sua musealizzazione e oltre, si fornisce uno specchio della critica bizantinista in diversi momenti storici.
La fortuna del concetto visivo è attestata già dal suo concepimento visti i confronti iconografici riscontrabili all'interno del panorama artistico tardo antico. In seguito, questa ricezione è amplificata in particolare tramite la storia collezionistica e l’esistenza di due copie ottocentesche. Queste ultime introducono alla questione della diffusione dell’immagine in tempi moderni. Un peso conservato oggi ad Atene, che riproduce l'immagine del Barberini, avanza su questa linea, prestandosi a nuove ipotesi.
Sono tralasciate di proposito le teorie circa l'identificazione del personaggio principale dell'avorio, che hanno ripercussioni sulla datazione del manufatto, ma che non può essere sciolta in maniera univoca. Maggiore attenzione è invece dedicata alla funzione di quest'oggetto. Una funzione che al momento della concezione è al servizio della propaganda imperiale e successivamente si adatta all’ambito liturgico, come attestano le scritture sul verso.
Questo progetto di tesi dedica all’avorio Barberini un’attenzione monografica, focalizzando l’interesse sulla storia degli studi, sulla fortuna dell’immagine e sulle funzioni dell’oggetto. Così, si potrà seguire il percorso del riverbero dell’immagine barberiniana che ha eternato la fortuna dell’avorio.