Abstract:
Il mio lavoro di ricerca intende indagare come le nuove forme di visualizzazione contemporanea, tra cui spiccano le cosiddette machine vision o machine readble images ( ‘tecniche di visione algoritmiche’), ovvero l’insieme di tecnologie e operazioni finalizzate ad estrarre in modo automatico delle informazioni da immagini e fotografie, abbiano non solo contribuito a ridefinire le coordinate del visibile contemporaneo, ovvero di ciò che può essere visto all’interno di una cultura data, ma come, a pari passo con il progresso tecnologico, abbiano sempre più pregnanza ed influenza sulla nostra vita quotidiana, con importanti implicazioni di stampo politico, legale, economico e culturale. Con l’avvento di queste nuove tecnologie, infatti, nell’ultima decade la cultura visuale ha cambiato forma, staccandosi e rendendosi indipendente dall’occhio umano e diventando, così, per larga parte invisibile. La cultura visuale umana è diventata un’eccezione alla regola: la travolgente maggioranza delle immagini, ridotte oramai a pacchetti di dati, sono fatte dalle macchine per altre macchine, e lo sguardo umano rientra solo raramente in questo circuito. L’avvento della visione machine-to-machine è stato a malapena notato e scarsamente compreso. Tuttavia, una serie di artisti contemporanei, tra cui Adam Harvey o Zach Blas, sensibili a questo tipo di rovesciamento, hanno iniziato una serie di ricerche al fine di sfuggire a questo vicolo cieco, cercando, attraverso diverse strategie, di sabotare il controllo sempre più stretto e profondo che ne è inevitabilmente derivato.