Abstract:
L’attentato terroristico alla metropolitana di Tōkyō del 20 marzo 1995 fu solo uno dei crimini commessi dall’organizzazione religiosa Aum Shinrikyō. L’apice venne raggiunto il 22 marzo dello stesso anno, quando il raid delle forze armate giapponesi fece irruzione nel centro di Kamikuishiki. Al suo interno vennero trovati i laboratori di produzione del gas sarin — lo stesso utilizzato per l’attentato. Da quel momento emerse la vera natura del movimento: sebbene fosse nato come gruppo di yoga, Aum divenne un’organizzazione religiosa implicata in attività illegali e criminali. La realizzazione di una dottrina che legittimasse le sue azioni fu ciò che gli permise di agire in maniera violenta. Nell’ultimo ventennio sono aumentati i casi di criminalità e di terrorismo che vedono coinvolte autorità o istituzioni religiose, a tal punto da condurre studiosi e accademici a sviluppare molte teorie in merito al binomio violenza-religione. La conclusione delle loro ricerche fu che questi due concetti non possono essere scissi: non esiste religione che non abbia in sé il seme della violenza. L’oggetto di questa tesi è l’analisi del rapporto tra questi due elementi attraverso il caso del movimento Aum Shinrikyō, ricercando le ragioni che spingono un’organizzazione a ricorrere alla violenza giustificata da un imperativo religioso.