LO SGUARDO DIVINO DEL BAZAAR La potenza figurativa delle iconografie divine hindū e la riproducibilità artistica nell’India del XIX-XX secolo

DSpace/Manakin Repository

Show simple item record

dc.contributor.advisor Mondini, Sara it_IT
dc.contributor.author Marcenta, Chiara <1990> it_IT
dc.date.accessioned 2020-02-17 it_IT
dc.date.accessioned 2020-06-16T05:24:47Z
dc.date.available 2020-06-16T05:24:47Z
dc.date.issued 2020-03-19 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/16284
dc.description.abstract Posizionate nei complessi templari e negli ambienti religiosi fin dalle epoche più antiche, le rappresentazioni delle divinità hindū hanno da sempre goduto di un notevole prestigio, giungendo a conquistare – in epoca moderna – gli spazi del mercato popolare e diffondendosi, in forma di stampe litografiche, cromolitografiche e fotografiche, nei maggiori esercizi commerciali indiani, con un posto di riguardo nel bazaar. Un tale inserimento di mercato è stato reso possibile dalle innovazioni tecnologiche che in epoca coloniale hanno animato e suggestionato la produzione artistica in India, conducendola - in ambito figurativo - a soluzioni nuove, originali, di successo, e per certi versi con sviluppi difformi rispetto quanto stava avvenendo in Europa. Difatti, se qui la riproduzione meccanica minava l’unicità dell’opera d’arte, nel contesto indiano, nel periodo oggetto di indagine, i mezzi tecnologici sembrano operare in senso inverso, assicurando la popolarizzazione e al contempo il successo delle opere d’arte. Il presente studio, pertanto, intende analizzare gli sviluppi tecnici che segnarono la scena artistica indiana tra il XIX e il XX secolo, con particolare riferimento all’elaborazione della specifica iconografia delle divinità hindū. Prendendo in esame il ruolo e la potenza figurativa delle rappresentazioni antiche e analizzandone gli sviluppi iconografici - temi ai quali è dedicata una trattazione teorico-concettuale nei capitoli preliminari del lavoro -, ci si propone di esaminare le modalità attraverso le quali le iconografie religiose hanno acquisito popolarità grazie alla riproducibilità meccanica e grazie alla loro diffusione attraverso i mezzi a stampa. Allo scopo di soddisfare tali intenti, la ricerca prende come riferimento principale l’opera di Raja Ravi Varma (1848-1906), uno dei primi pittori accademici indiani del XIX secolo. La popolarità dell’artista si amplifica quando, nel 1894, istituisce la propria stamperia d'arte a Bombay (Mumbai), allo scopo di sfruttare le moderne tecnologie meccaniche per riprodurre e diffondere copie cromolitografiche dei propri lavori, in particolare dei dipinti a soggetto puranico e mitologico. La stamperia di Raja Ravi Varma - tra i pionieri dell’attività di riproduzione a stampa - e le altre che vanno fiorendo negli anni successivi saranno responsabili della nascita di un nuovo genere artistico tuttora molto apprezzato, la cosiddetta calendar art, disseminata nei bazaar delle maggiori città indiane e principalmente animata dalle rappresentazioni delle divinità hindū. Tale successo nel Subcontinente conferma il ruolo delle nuove tecniche di riproduzione nel determinare la fortuna iconografica di peculiari soggetti artistici. È su questa base, dunque, che il principio guida della ricerca si è avvalso della tesi elaborata dall’intellettuale tedesco Walter Benjamin ne L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1935), nel tentativo di operare una distinzione tra le conseguenze che i mezzi meccanici hanno attuato nelle produzioni d’arte di Europa e India. Infatti, se l’argomentazione del critico berlinese – che ravvisa nella riproducibilità la causa della perdita dell’aura dell’opera d’arte - è applicabile all’arte moderna europea del XIX secolo, ciò potrebbe essere messo in discussione nel caso indiano, dove la riproduzione si rivela essere un’occasione di consacrazione per gli artisti, come dimostrato dall’attività di Raja Ravi Varma. Proprio in virtù dell’ampia diffusione odierna di tali stampe iconografiche, che dal primo contesto d’origine, il bazaar, hanno occupato innumerevoli spazi pubblici e privati, il presente lavoro intende gettare le basi per studi e ricerche future che potrebbero guardare alle modalità del consumo popolare di tali rappresentazioni e alla tipologia del pubblico fruitore. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Chiara Marcenta, 2020 it_IT
dc.title LO SGUARDO DIVINO DEL BAZAAR La potenza figurativa delle iconografie divine hindū e la riproducibilità artistica nell’India del XIX-XX secolo it_IT
dc.title.alternative Lo sguardo divino del bazaar: la potenza figurativa delle iconografie divine hindu e la riproducibilità artistica nell'India del XIX-XX secolo it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Storia delle arti e conservazione dei beni artistici it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2018/2019, sessione straordinaria it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 835254 it_IT
dc.subject.miur L-OR/18 INDOLOGIA E TIBETOLOGIA it_IT
dc.description.note Posizionate nei complessi templari e negli ambienti religiosi fin dalle epoche più antiche, le rappresentazioni delle divinità hindū hanno da sempre goduto di un notevole prestigio, giungendo a conquistare – in epoca moderna – gli spazi del mercato popolare e diffondendosi, in forma di stampe litografiche, cromolitografiche e fotografiche, nei maggiori esercizi commerciali indiani, con un posto di riguardo nel bazaar. Un tale inserimento di mercato è stato reso possibile dalle innovazioni tecnologiche che in epoca coloniale hanno animato e suggestionato la produzione artistica in India, conducendola - in ambito figurativo - a soluzioni nuove, originali, di successo, e per certi versi con sviluppi difformi rispetto quanto stava avvenendo in Europa. Difatti, se qui la riproduzione meccanica minava l’unicità dell’opera d’arte, nel contesto indiano, nel periodo oggetto di indagine, i mezzi tecnologici sembrano operare in senso inverso, assicurando la popolarizzazione e al contempo il successo delle opere d’arte. Il presente studio, pertanto, intende analizzare gli sviluppi tecnici che segnarono la scena artistica indiana tra il XIX e il XX secolo, con particolare riferimento all’elaborazione della specifica iconografia delle divinità hindū. Prendendo in esame il ruolo e la potenza figurativa delle rappresentazioni antiche e analizzandone gli sviluppi iconografici - temi ai quali è dedicata una trattazione teorico-concettuale nei capitoli preliminari del lavoro -, ci si propone di esaminare le modalità attraverso le quali le iconografie religiose hanno acquisito popolarità grazie alla riproducibilità meccanica e grazie alla loro diffusione attraverso i mezzi a stampa. it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.date.embargoend it_IT
dc.provenance.upload Chiara Marcenta (835254@stud.unive.it), 2020-02-17 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Sara Mondini (sara.mondini@unive.it), 2020-03-02 it_IT


Files in this item

This item appears in the following Collection(s)

Show simple item record