Abstract:
La tesi analizza una selezione di mostre e di eventi di Marina Abramović, Boris Charmatz e La Ribot, incentrati sulla presenza dal vivo della danza contemporanea e della performance in musei e spazi espositivi, ponendosi l’obiettivo di approfondire le possibili strategie di archiviazione e conservazione di queste pratiche artistiche. Questo fenomeno ha contribuito ad alimentare il dibattito in corso circa le modalità di conservazione di opere d’arte solitamente ritenute impermanenti e dunque non archiviabili. Le ricerche finora condotte hanno messo in luce, al contrario, come anche il corpo possa essere considerato un archivio e le forme d’arte in esame dei processi di archiviazione. I media digitali, a loro volta sono uno strumento prezioso per la documentazione e la conservazione di un numero consistente e in continua crescita di performance e opere coreografiche rendendole accessibili a un pubblico molto ampio. Infine, il visitatore/spettatore è spesso invitato a partecipare a questi eventi coreografici e performativi trovandosi spesso co-archivista sia grazie ai supporti mediatici di cui si avvale per registrare in diretta la sua esperienza, sia tramite i processi di incorporazione che queste esperienze attivano. La tesi si conclude con una riflessione corale di un gruppo di artisti e curatori che, da prospettive geografiche e professionali differenti, intreccia pratica e teoria attorno alle questioni dell’archiviazione della performance e della danza contemporanea.