Abstract:
La presente tesi intende approfondire la figura di Alberto Martini (1876-1954), solitario e singolare artista italiano che muovendo dalla cultura simbolista di fine XIX secolo ha saputo dare forma a un immaginario onirico e surreale, in taluni casi anticipatore di riflessioni ed esiti propri del Novecento.
Nel corso degli ultimi cinquant’anni l’opera di Martini è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno messo in rilievo gli elementi di novità rispetto alla corrente ufficiale del Surrealismo francese. Questa prospettiva critica ha avuto il merito di sollevare l’importante interrogativo circa la modernità dell’artista opitergino, la cui opera rimane ambiguamente sospesa tra matrici tardo romantiche e aperture al Novecento.
Il presente lavoro intende entrare nel merito di questa prospettiva critica, discutendola, riprendendo il filo delle ricerche condotte sul finire degli anni Sessanta da Giuseppe Marchiori e Arturo Benvenuti, i quali, collocando saldamente gli esordi di Martini entro il clima simbolista e decadente fin de siècle, e ponendo quale pietra miliare del suo lavoro le illustrazioni per i "Racconti straordinari" di Edgar Allan Poe, hanno cercato di interpretare complessivamente il lavoro di Martini entro le coordinate dell’arte fantastica. Da intendersi, questa, come una «costante dello spirito umano» che opponendosi ad ogni classicismo, trova nei periodi di crisi, ragione e motivo di emergere in forme che fanno del perturbante, del mostruoso e dell’eccentrico la propria regione d’essere.