Abstract:
L’elaborato in questione identifica ed analizza i prestiti fonetici noti come tongjiazi 通假字, una particolare categoria di caratteri cinesi: un carattere ne sostituisce un altro poiché omofono o foneticamente simile ad esso, pur essendone distante a livello semantico. Essi sono usati intercambiabilmente all’interno di un testo. I prestiti fonetici tongjiazi sono frequentemente riscontrabili nei manoscritti risalenti alle epoche Zhou 周 ed Han 汉, ed è proprio durante la dinastia Han occidentale (206 a.C.-9 d.C.) che i maggiori studiosi dell’epoca hanno classificato i caratteri in base a caratteristiche ricorrenti; il dizionario Shuowen jiezi 说文解字 di Xu Shen 许慎 risulta essere l’esempio più noto e rilevante di classificazione, nonostante in esso non compaiano esplicitamente i tongjiazi tra i Liu Shu 六书 (le sei categorie in cui sono convenzionalmente raggruppati i caratteri cinesi), bensì altri prestiti noti come jiajiezi 假借字. Pur essendo entrambi prestiti, i due gruppi di caratteri presentano divergenze sia teoriche che pratiche, che verranno approfonditamente evidenziate nell’elaborato. Trattandosi del primo lavoro sui tongjiazi svolto in lingua italiana, è opportuno confrontare le fonti cinesi con quelle occidentali, individuando i criteri fondamentali impiegati in due modalità distinte di fare ricerca.
Per comprendere a fondo i tongjiazi è necessario il possesso di una appropriata conoscenza delle regole fonologiche della lingua cinese arcaica, nonché dello Shijing 诗经, Le Odi, e più in generale del sistema di rime (su cui l’intercambiabilità tipica dei tongjia si basa per unire e legittimare le coppie di prestiti fonetici). Lo scopo dell’elaborato è definire con chiarezza la natura dei tongjiazi, e la funzione che essi ricoprono, evidenziandone caratteristiche e differenze rispetto ad altri prestiti o elementi grafico-fonetici.