Abstract:
Il mese di agosto del 2019 vanta un triste primato: l’uccisione del sergente d’artiglieria del corpo dei Marine Raider, Scott A. Koppenhafer, primo caduto statunitense in Iraq di questo anno. Infatti, nonostante i rosei tweet del presidente americano Donald Trump, che nel dicembre 2018 sanciva la definitiva sconfitta dell’Isis, fonti ufficiali delle Nazioni Unite e del governo americano danno lo Stato Islamico tutt'altro che per spacciato, spronando il presidente ad invertire la rotta in merito al ritiro delle truppe americane, iniziato proprio quest’anno.
I riflettori della politica mediorientale sono puntati nuovamente su due protagonisti del nostro secolo, Stati Uniti ed Iraq.
Senza sminuire la centralità di obiettivi economico-politici dell’attacco all'Iraq nel 2003 voluto dall'amministrazione neocon di George W. Bush, l’intento di questo lavoro vuole essere quello di inquadrare quel conflitto all'interno della cornice dell’orientalismo di saidiana memoria, analizzando in quest’ottica la guerra in Iraq per verificare l’esistenza di preconcetti orientalisti tra le righe del discorso politico statunitense.