Abstract:
Il presente elaborato prende in esame un corpus eterogeneo di fonti storico-letterarie con lo scopo di fornire una analisi critica del discorso medievale sul bunbu, la “duplice Via” delle lettere e delle armi. Il Sengoku, anche noto come periodo degli Stati Combattenti (1467-1615), fu una stagione segnata da guerre continue ma anche da un intenso fermento culturale. In particolare, il rinnovato interscambio tra centro e periferia consentì una più ampia diffusione di testi e persone, dando impulso al processo di acculturazione delle province. Qui sorsero potentati locali, che nell’attività letteraria e nel mecenatismo trovarono una sorgente di legittimazione, quando non un vero e proprio campo simbolico di contesa.
Poste le necessarie premesse contestuali, la ricerca mette a fuoco la regione del Chūgoku, localizzata all’estremità occidentale dell’isola di Honshū. Questa periferia, estremamente ricca e prospera al tempo, vide in poco più di un secolo avvicendarsi al potere i clan Ōuchi, Amago e Mōri. Gli scritti lasciati da alcuni loro vassalli consentiranno di valutare continuità e discontinuità politiche e ideologiche, fornendo una prospettiva inedita sugli standard educazionali e sulle idiosincrasie morali della classe militare coeva. I casi studio proposti serviranno inoltre a ricostruire specifiche pratiche socio-culturali e seguirne le tracce dal loro emergere verso una progressiva sistematizzazione e idealizzazione.
Cronache di guerra, lettere, precetti, diari e racconti personali propongono la sintesi di virtù civili e militari come un requisito essenziale per ogni aspirante leader, esortandolo a coltivare una varietà di interessi per affinare il governo di sé e degli altri. Il legame indissolubile che si instaura così tra ethos politico e prassi scrittoria viene declinato entro una complessa griglia epistemica, oggetto di indagine in questo lavoro. Si osserverà, nello specifico, come una miriade di “saperi guerrieri” abbia trovato espressione mediante un repertorio di figure e tropi mutuati dalla tradizione e circolanti attraverso una fitta rete intertestuale. Si vedrà come queste discipline fossero volte a definire il soggetto-guerriero e il suo agire nel mondo, spesso contrapposto a quello di altri gruppi. Infine, si tenterà di illustrare le logiche soggiacenti a un simile progetto, constatando come queste forme dell’agire conservino tratti marcatamente idealtipici e istituenti. Proprio in quegli anni, infatti, nuove “Vie” o modelli di condotta si sarebbero fatti strada nella società, assurgendo a rappresentazioni collettive dalla forte carica normativa. Questo studio intende individuare la genesi di tali rappresentazioni nei meccanismi di negoziazione, appropriazione e riscrittura, dimostrando come l’alfabetizzazione fosse non soltanto elemento integrale all’esercizio del potere, ma anche strumento privilegiato per forgiare identità guerriere multiformi in un’epoca di transizione.