Avviamento e monitoraggio di un impianto pilota di digestione anaerobica in semi-dry per il trattamento della FORSU

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dc.contributor.advisor Cavinato, Cristina it_IT
dc.contributor.author Properzi Curti, Matteo Maria <1993> it_IT
dc.date.accessioned 2019-06-20 it_IT
dc.date.accessioned 2019-11-20T07:09:21Z
dc.date.available 2019-11-20T07:09:21Z
dc.date.issued 2019-07-09 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/15376
dc.description.abstract Lo scopo della seguente tesi magistrale è quello di definire le migliori condizioni di processo da applicare alla digestione anaerobica in semi-Dry della frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), al fine di ottimizzarne la stabilizzazione e il suo recupero energetico in termini di biogas. Un sistema di digestione condotto in semi-dry tratta la matrice organica con un contenuto in solidi del circa 20% e quindi intermedio rispetto alle più diffuse tecnologie wet e dry. Ad essa sono associati diversi vantaggi quali: un minor impiego di acqua di diluizione rispetto i sistemi wet, un maggior controllo dei carichi organici in ingresso rispetto ai sistemi dry e, come dimostrato da certi studi, un più elevato tasso medio di produzione di metano. Da tutte queste considerazioni nasce l’ esigenza di un progetto di ricerca, attuato dall’ azienda Schmack Biogas in partnership con l’ Università Ca’ Foscari di Venezia, che vede impiegato un digestore PFR monofase senza ricircolo in condizioni mesofile, la cui configurazione in scala pilota si rifà a quella brevettata e commercializzata dall’ azienda tedesca con il nome di EUCO ®. L’ elaborato descrive i primi tre mesi della sperimentazione, dalla fase di start-up fino alla fase di stabilità. Inizialmente il carico organico (OLR) applicato è stato di 1,35 kgVS/m3 d con un tempo di residenza medio (HRT) pari a 128 giorni; in seguito l’ incremento del carico si è basato su una diminuzione dell’ HRT e quindi su un semplice aumento dei quantitativi in ingresso che hanno raggiunto, dopo il primo mese e mezzo di sperimentazione, un OLR a regime di 6,20 kgVS/m3 d e un HRT di 26 giorni. Le rese e i parametri di processo sono stati monitorati in continuo grazie ad un interfacciamento con un PLC; mentre la definizione della stabilità di processo si è basata su una caratterizzazione, dei principali parametri chimico-fisici, delle matrici in gioco. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Matteo Maria Properzi Curti, 2019 it_IT
dc.title Avviamento e monitoraggio di un impianto pilota di digestione anaerobica in semi-dry per il trattamento della FORSU it_IT
dc.title.alternative Avviamento e monitoraggio di un impianto pilota di digestione anaerobica in semi - dry per il trattamento della FORSU it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Scienze ambientali it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Sostenibilità dei sistemi ambientali e turistici it_IT
dc.description.academicyear 2018/2019_sessione_estiva it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 868790 it_IT
dc.subject.miur CHIM/11 CHIMICA E BIOTECNOLOGIA DELLE FERMENTAZIONI it_IT
dc.description.note Il presente lavoro di tesi si pone l’ obbiettivo di indagare sulla possibilità di applicare migliori condizioni di processo alla digestione anaerobica della frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), rispetto ai processi tradizionalmente oggi più diffusi, al fine di ottimizzarne il recupero energetico in termini di biogas, minimizzando gli impatti legati al consumo di acqua e le problematiche legate allo smaltimento del digestato. Ad oggi, infatti, gli impianti anaerobici presenti sia in Italia che in Europa, per il trattamento della FORSU, utilizzano generalmente due principali tecnologie, oramai ben consolidate: la tecnologia wet, che prevede un’ elevata diluizione del rifiuto organico solido e, di conseguenza, un elevato consumo di acqua e costi di gestione maggiori, e la tecnologia dry che, al contrario, tratta il rifiuto tal quale richiedendo, perciò, costose strumentazioni per la movimentazione. Da qui nasce l’ esigenza di capire se un sistema che tratta FORSU in semi-dry, cioè con una percentuale di soldi intermedia, è sostenibile – dal punto di vista del processo e, in caso, con quali rese ciò è possibile. Il lavoro sperimentale ha previsto la conduzione di un test di fermentazione in continuo su un impianto pilota di tipologia PFR in condizioni mesofile, alimentato con FORSU avente un tenore medio di sostanza secca del 22%, valore tipico della FORSU in uscita dai principali sistemi di pretrattamento oggi utilizzati. it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.date.embargoend it_IT
dc.provenance.upload Matteo Maria Properzi Curti (868790@stud.unive.it), 2019-06-20 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Cristina Cavinato (cavinato@unive.it), 2019-07-08 it_IT


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