Abstract:
Con lo scoppio della Bolla nel 1990, l’economica nipponica ha conosciuto una profonda battuta di arresto. Il problema della stagnazione e le sue conseguenze nel mercato interno hanno rappresentato il punto focale della campagna elettorale di Abe Shinzo nel 2012, a risposta delle preoccupazioni popolari. L’ora Primo Ministro fece della sua priorità al governo l’implementazione di una manovra economica tripartita- chiamata Abenomics- culminante con l’attuazione di riforme sociali aventi il nome < Womenomics>.
Creata nel 1990 da Matsui Kathy per conto della Goldman & Sachs, la Womenomics ha come obiettivo l’incremento del PIL del Paese attraverso l’impiego di una forza lavoro preparata, specializzata ma inutilizzata: le donne. Al fine di promuovere la sostenibilità del binomio <lavoro-famiglia> e nel tentativo di favorire l’aumento delle nascite, la Womenomics prevede alcune manovre volte a migliorare le condizioni di lavoro delle donne, come la semplificazione dei processi di promozione (il Giappone è uno dei paesi del primo mondo con il minor numero di donne in posizioni manageriali) e l’aumento di strutture di assistenza all’infanzia.
Attraverso l’analisi di dati statistici e tramite la lettura di articoli accademici, quotidiani e libri in materia, ho deciso di raccontare la Womenomics e di ragionare sui motivi per cui, nonostante i buoni propositi del Governo, gli obiettivi inizialmente posti siano stati, nel corso del mandato di Abe, modificati in negativo.
Che il Giappone non sia ancora pronto a scalfire il soffitto di Cristallo?