Abstract:
Il seguente lavoro si propone di analizzare l’attività artistica di Michelangelo Antonioni, sia essa rappresentata dal suo cinema, sia essa condensata nella sua pittura. La premessa da cui si parte, dunque, è la relazione già individuata, discussa e studiata dalla critica precedente, tra arti figurative e cinema all’interno dell’opera dell’autore ferrarese. Caratterizzante del processo creativo tout court, tale biunivocità è motivata da molteplici fattori, primo fra tutti la percezione della realtà, intesa come prodotto tra visione e immaginazione. È a partire dall’osservazione, infatti, che il processo artistico sorge, si sottrae all’oggettività della materia, scorre tra le interpretazioni soggettive, per poi sfociare nel decantato prodotto che è l’opera d’arte. Quello che si viene a creare è il risultato di tale fluire, che nel caso specifico di Antonioni si concretizza in due diramazioni parallele: quella cinematografica e quella pittorica. Frutto di un’unica visione sul mondo, queste due esperienze artistiche si investono di problematicità quando si inseriscono le une sulle altre. Comprendere l’unità della matrice della visione antonioniana, sia essa tradotta nel fare pittorico, sia essa trasposta nel fare filmico, consente di analizzare queste due istanze come un unicum artistico e dunque di porre in rilievo il momento espositivo.
È il caso specifico della pittura diegetica esposta all’interno delle pellicole antonioniane, processo che per l’appunto fa considerare il cinema quasi come un luogo espositivo; ma è anche nella direzione contraria che questo discorso può essere considerato. Di fatto è possibile analizzare la pittura di Michelangelo Antonioni esposta nelle sale museali, in particolare il ciclo de Le Montagne Incantate, nell’accezione di cinema esposto, che ha trovato formulazione negli anni Novanta. Cinema come luogo espositivo e cinema esposto: due istanze che però si intrecciano, seppure a livello microscopico, nella dimensione dell’immagine. A tal fine, l’analisi del fondo documentario e di quello fotografico conservati nelle sedi dell’Archivio Michelangelo Antonioni di Ferrara, delinea perfettamente l’unità di visione di queste due configurazioni creative, che trovano completa confluenza nell’interpretazione del paesaggio, il quale si eleva a simbolo di tale connubio estetico.