Abstract:
La presente ricerca intende collocare, sulla base dell’analisi testuale e del contesto storico, i «Dialoghi d’amore» (1535) di Yehudah Abarbanel, noto come Leone Ebreo, all’interno di un panorama filosofico ben preciso, interrogandosi sulla valenza filosofica del testo individuandone il contesto storico-filosofico, il pubblico e il fine. La ricerca prende in analisi il contesto storico-sociale in cui visse l’autore, alcune questioni filologiche e redazionali dell’opera e le fonti filosofiche del testo contemporanee a Yehudah. Focalizzandosi sulle questioni neoplatoniche della convergenza tra 'sapientia' e 'pietas', della necessità di una 'renovatio antiquorum' e di un’universale 'deificatio hominis', si vuole dimostrare come il milieu di maturazione filosofica di Yehudah e dei suoi «Dialoghi d'amore» sia stata la tradizione neoplatonica ficiniana, con riferimento specifico non soltanto al «Commentarium in Convivium Platonis de amore» di Marsilio Ficino, ma soprattutto in riferimento all’opera ficiniana di traduzione e commento dell’opera intera di Platone, al «Commento sopra una canzone di Girolamo Benivieni» di Giovanni Pico della Mirandola e al «Panegirico all’Amore» e ai «Tre libri d’amore» di Francesco Cattani da Diacceto. Scopo finale di questa ricerca è quindi provare come i «Dialoghi d'amore» siano esempio paradigmatico del dibattito intellettuale tra cristiani ed ebrei di fine quindicesimo e inizio sedicesimo secolo.