Abstract:
Gli studi pessoani possono aver trattato – e con successo – la frammentazione… le frammentazioni. Tuttavia, il frammentario è solo una sottocategoria, e spesso una maschera, della negletta archi-écriture del discontinuo. In questo lavoro, suggerisco – d’après Stéphane Mallarmé – che lo spazio (in bianco, ma mai vuoto) determini sia la scrittura, sia le conseguenti letture (sempre plurali) del testo; in contrasto con la sfera dell’oralità (pausa), nella scrittura c’è solo spazio. Il testo di Fernando Pessoa sarà trattato, à la Barthes, in quanto “écrit donc scriptible”. Sollecitando i lettori affinché partecipino attivamente alla creazione di significato, il Livro do Desassossego incita i suoi fruitori a godere del piacere di una molteplicità interpretativa (jouissance). Né dialogo, né monologo, il Livro è apertura a un va e vieni tra uno scrittore, che è un “King of Gaps”, e un lettore capace di intendere quello che Walter Benjamin definisce “die wolkige Stelle”, ovvero il punto nebuloso di un testo, in cui l’incomprensibile irrompe mediante una sospensione brutale dell’enunciato.
Il Livro do Desassossego costringe il suo pubblico a cercare altrove – in vano – una coerenza artistica, ad avventurarsi al di sotto della superficie, a interrompere il semplice flusso della percezione orizzontale con una forte deviazione su più livelli… anche verticalmente.