Abstract:
Il presente studio si propone di fornire un’interpretazione accurata dell’Epitalamio per Palladio e Celerina di Claudiano (c. m. 25 Hall) sia come testo poetico autonomo, sia come parte della tradizione letteraria e in particolare epitalamica. L’esegesi del carme assume notevole importanza nella ricostruzione della storia di un genere che nei primi quattro secoli dell’era cristiana è testimoniato soltanto da quattro componimenti poetici, e nella cui evoluzione Claudiano sembra aver svolto un ruolo determinante. Lo studio si suddivide in tre sezioni: un’introduzione, nella quale sono trattate le principali questioni storico-letterarie e viene fornita un’analisi sintetica dell’epitalamio, una traduzione di servizio in prosa italiana e infine il commento al testo, che costituisce il nucleo di questo lavoro. Nella sezione introduttiva viene ridefinito il rapporto dell’epitalamio con la tradizione letteraria. Sono chiariti soprattutto i termini entro i quali opera l’imitatio nei confronti del modello principale di entrambi i carmi nuziali di Claudiano, ovvero l’Epitalamio per Stella e Violentilla di Stazio (silv. I 2). Rifiutata la teoria secondo cui il poemetto di Stazio avrebbe stabilito uno schema convenzionale dell’epitalamio che Claudiano e gli autori successivi si sarebbero limitati a variare, l’Epitalamio per Palladio e Celerina viene analizzato come carme d’occasione regolato innanzitutto dal principio della convenienza. Ampio spazio è dedicato al commento dell’episodio centrale dell’epitalamio, l’incontro di Venere e Imeneo, di cui vengono messi in luce il significato poetologico e la funzione narrativa all’interno del componimento.