Abstract:
Dazai Osamu (1909-1948) è uno degli autori maggiormente controversi ed apprezzati all’interno della scena letteraria giapponese moderna. Maestro dello Shishosetsu, il Romanzo dell’Io, fece parte dei “decadenti” del Buraiha (da burai, “libertino”), accomunati dallo spirito di ribellione contro l’establishment letterario e più genericamente contro la società. Le opere grazie alle quali ha raggiunto la fama, Shayō e Ningen Shikkaku, appartengono all’ultimo periodo della sua vita e contengono le tematiche e lo stile emblematici della sua produzione letteraria: la narrazione in prima persona e gli elementi autobiografici di una vita dissoluta, condotta ai margini della società.
Tuttavia, Dazai produsse anche opere di genere ben diverso, in particolare negli anni tra il 1939 e il 1945: si tratta di lavori di riscrittura, riadattamenti eseguiti sulla base della letteratura sia occidentale che autoctona, rivisitando e rielaborando, facendo propri leggende, favole e persino un racconto biblico. I personaggi finiscono così per assumere i tratti tipici dell’autore: essi mentono, tentennano, senza essere mai in grado di decidere o prendere posizione, rendendo impossibile determinare la veridicità della narrazione con la loro ambiguità.
Mi propongo di osservare ed analizzare alcune di queste opere, concentrandomi in particolare su Shin Hamuretto (pubblicato nel 1941), primo romanzo lungo di Dazai e riadattamento della nota opera shakespeariana.