Abstract:
Questo elaborato tratterà principalmente a proposito del concetto di “lettura performativa” o “lettura a voce alta” – in giapponese rōdoku – e delle differenze che contraddistinguono questo tipo di performance dall’atto di “lettura silenziosa” – dokusho – , che rimane il metodo principale di acquisizione dei contenuti delle opere letterarie da parte del pubblico, o lettore, soprattutto in epoca contemporanea. Nel panorama della letteratura contemporanea giapponese, in particolare legata alla pratica del rōdoku, il discorso verrà sviluppato focalizzandosi sull’autore Furukawa Hideo (1966), che nei suoi vent’anni di carriera, oltre a dedicarsi ad adattamenti e riscritture, ha sempre dato fondamentale importanza al ruolo della musica, della voce e del suono, leggendo su palcoscenico estratti dai suoi scritti in diverse occasioni e rendendo il suo stile di comunicazione unico e potente. Furukawa Hideo, nato e cresciuto in una città della prefettura di Fukushima, è uno di quegli autori che ha sentito il bisogno di contribuire al supporto morale dopo i disastri naturali e nucleari che hanno colpito il Giappone l’11 marzo 2011. Due fra i suoi lavori, in particolare, risultano di particolare interesse: Umatachi yo, sore demo hikari wa muku da (2011) e la terza parte di Doggumazā: Ni do me no natsu ni itaru (2012). Infine, verrà analizzata una delle opere più recenti di suddetto autore, sviluppata in collaborazione con Suga Keijiro (1958), Kojima Keitaneylove (1980) e Shibata Motoyuki (1954): Migurādo – rōdokugeki: Ginga tetsudō no yoru (Migurado. Lettura performativa di “Una notte sul treno della Via Lattea”, 2013). L’approfondimento di questo lavoro multisemiotico, ideato e sviluppato negli anni successivi al disastro che ha colpito la zona del Tōhoku, consentirà di indagare su come il progetto è nato e sul perché non si tratta solo di un’opera letteraria da “leggere silenziosamente” ma bensì si un più complesso lavoro dove la voce e le parole risultano fondamentali per mantenere viva la memoria.