Abstract:
La tesi in questione si sviluppa in quattro capitoli più conclusioni e affronta il tema della figura del manager all’interno di una azienda, in particolare delle teorie manageriali che si sono susseguite dagli anni Novanta fino a quelle più recenti a noi. Si tratta di teorie di diversi autori che esprimono cosa secondo loro fa un buon manager, e, quindi, le qualità, i valori e i comportamenti che dovrebbero avere.
Partendo dalle teorie più antiche, il capitolo uno si basa sul testo di Boltanski e Chiapello intitolato “Il nuovo spirito del capitalismo”, nel quale gli autori evidenziano come il capitalismo sia stato attraversato da tre fasi differenti, ognuna delle quali caratterizzata da un particolare spirito, ovvero di un qualcosa esterno a sé che possa giustificare l’impegno al capitalismo. Queste trasformazioni del capitalismo procedono di pari passo anche con le trasformazioni delle teorie manageriali, tanto che Boltanski e Chiapello hanno studiato e rilevato come sia cambiata la manualistica divulgativa per i manager fra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Novanta.
Con il capitolo due, invece, si fa un passo in avanti, andando ad affrontare teorie e pensieri di autori più vicini a noi temporalmente e cominciando a parlare non più solo di manager, ma anche di leader. Nello specifico, si parlerà di teorie Innatiste (studio di Carl Jung sui “tipi psicologici”); teorie Comportamentiste (teoria “X e Y” di McGregor, teoria dei “quattro sistemi” di Likert, “managerial grid” di Blake e Mouton); teorie Relativiste (modello della contingenza di Fiedler, modello di Vroom e Yetton, “path-goal” theory di House e Mitchell, modello di Hersey e Blanchard); teorie sulla Leadership Trasformazionale (teoria di Burns, modello delle quattro “I” di Bernard Bass).
Il capitolo tre tratta di una componente che negli ultimi tempi ha acquistato sempre più importanza all’interno del mondo del lavoro, ovvero l’intelligenza emotiva, concetto esposto negli anni Novanta da Daniel Goleman, autore di best seller come “Intelligenza emotiva” e “Lavorare con l’intelligenza emotiva”.
Infine, nel capitolo quattro è analizzata in maniera più approfondita la differenza tra leadership e management, evidenziando come un tempo le persone erano considerate fattori di produzione, gestite in modo poco diverso dalle macchine, o dal capitale. Oggi quel modo di gestire non può più generare aumenti di produttività; infatti, mentre le macchine sono tutte uguali, le persone sono individui distinti e vanno gestite come tali. L’unica vera fonte di rinnovamento per un’azienda è, quindi, costituita dalle persone.
Seguiranno, poi, le conclusioni con le riflessioni personali sul tema.